lunedì 10 settembre 2012

SHARK: uno squalo di avvocato

 
In partenza Shark (ora su Giallo – canale 38 – dopo essere passato su Rete4 nel 2008) è stato presentato come un Dr House versione avvocato. Sebastian Stark in detta professione è un vero squalo (da cui il titolo, che significa proprio quello) e quando decide di accettare la proposta di lavorare per l’ufficio del procuratore distrettuale, quindi per lo Stato anziché per privati, gli avversari cominciano a tremare. I suoi metodi, così come quelli del dottor House, sono anticonvenzionali e ha poca pazienza per le regole: “la verità è relativa, scegline una che funzioni”, è una delle sue massime, insieme a “il processo è una guerra, arrivare secondi è la morte”. Come il dottore più amato d’Italia ha anche lui un seguito di giovani colleghi a cui fa da mentore che indirizza e un po’ tiranneggia, anche lui ha un capo che fa esasperare che cerca di farlo rigare dritto (qui Jeri Ryan nel ruolo di Jessica Devlin), anche lui infine deve svolgere una parallela attività in qualche modo investigativa per venire a capo dei sui casi e si affida ad una lavagna per tracciare punti chiave da ricordare.
 
James Woods è carismatico almeno quanto il suo personaggio, ma le similarità fra la sua serie e quella a cui è accostato in realtà sono più superficiali che altro. L’etica di House è molto meglio definita, pratica quello che predica, è ricco di umorismo, nella sceneggiatura stacca di molte lunghezze altri telefilm trascendendo lo schema rigido in cui sceglie di ingabbiarsi e ha una squadra alle spalle che risalta molto di più, nella apparente inutilità sottolineata da qualcuno. Shark è molto più blando e comune, le storie non sono troppo distintive e per quanto sia una boccata d’aria fresca vedere una fiction ambientata in tribunale che per una volta non sia uscita dalla penna di David E. Kelley, non sembra che sia più profonda di quattro slogan cuciti insieme. Di certo non appare una critica al sistema legale, al suo funzionamento, ai suoi limiti e pastoie, né la proposizione di un’alternativa personale in materia da parte del personaggio. Hanno addolcito Stark accordandogli una figlia, Julie (Danielle Panabaker), che raggiunta l’età di 16 anni ha deciso di scegliere di vivere con lui, piuttosto che con la madre nel tentativo di recuperare un rapporto mai veramente significativo. Anche qui, niente di sorprendente.
 
La serie, di due stagioni, è ideata da Ian Biederman.  

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