sabato 1 settembre 2012

GO ON: non eccezionale, ma con potenziale


Dopo il deludente Mr Sunshine, Matthew Perry (Friends) è tornato con Go On, la prima ad aver debuttato delle nuove commedie della stagione americana 2012/2013 (sulla NBC). Il pilot, che se non eccellente è almeno promettente, è andato in onda in agosto, ma la regolare programmazione è prevista dall’11 settembre.
Ryan King (Matthew Perry) – attenzione, SPOILER - è una personalità della radio che torna al lavoro dopo un’assenza dovuta alla morte della moglie, l’unica donna che abbia mai amato, scomparsa a causa di un incidente stradale avvenuto perché mandava sms mentre guidava. Il suo capo, Steven (John Cho), lo costringe suo malgrado ad unirsi ad un gruppo di supporto per aiutarlo ad elaborare il dolore. Lui lo trova inutile e lo dice esplicitamente, vuole solo riprendere la sua vita, e appena arrivato – un “nuovo” che l’assistente Yolanda (Suzi Nakamura), sempre aggrappata ai propri appunti,  accoglie con un pizzico di panico - cerca di portare un po’ di brio nel gruppo organizzando un divertente torneo fra i partecipanti su chi se la passa peggio, contro le direttive che vogliono che non si debbano mettere a confronto i dolori. Alla “terapeuta”, Lauren Schneider (Laura Benanti, The Playboy Club), chiede solo che gli vengano firmate le carte perché possa tornare al lavoro. Lei non è convinta. Non ha una vera e propria qualifica per fare quello che fa - forse un modo per la serie di avere parecchia licenza poetica sulla credibilità dei rapporti e della gestione del gruppo di auto-aiuto? -, la sua esperienza professionale è con Weight Watchers, ma sa di aver aiutato molte persone nel tempo e che crede nel fatto che gli altri debbano essere testimoni del proprio dolore perché questo possa guarire. In ogni caso lo accontenta.
Dopo che fuori dal lavoro esplode e perde il controllo facendo una scenata di fronte alla sua assistente, Carrie (Allison Miller, Kings), Ryan però decide volontariamente di tornare a frequentare il gruppo. Qui incontra altre persone che come lui hanno vari problemi: Owen (Tyler Jamers Williams, My Name is Chris) è un silenzioso ragazzino che ha il fratello in coma, e che Ryan aiuta ad aprirsi; Annie (Julie White) è una donna lesbica la cui compagna è appena deceduta e che è bloccata allo stadio della rabbia; Mr. K (Brett Gelman) è un tipo semplicemente bizzarro, a cui la gente ha timore di chiedere quale sia il dolore che lo afffligge; George (Bill Cobbs) è un uomo cieco; ci sono  un’ ispanica che parla poco l’inglese che ha perso numerosi familiari, un uomo lasciato dalla moglie dopo che ha fatto bancarotta…insieme cercheranno di abbracciare il dolore, non di defletterlo.
Scott Silveri (Friends), da una premessa dolorosa ha confezionato un sit-com sia umoristica – i primi minuti sono piatti, ma appena Ryan si unisce al gruppo cominciano le risate – che commovente. C’è un po’ un’atmosfera alla Community, ma Perry è indubbiamente il leader e regge la parte alla perfezione. Come si calibrerà l’equilibrio fra lui e il gruppo e lo spazio alla potenziale storia romantica fra il suo personaggio e quello della Benanti saranno cruciali per il successo della serie. Il rischio è di fare troppo delle macchiette dei personaggi minori, tentazione che andrà evitata, specie in considerazione del fatto che c’è una buona dose si bizzarria nelle storie. Il potenziale c’è, e ne sono state ordinate 13 puntate (anche se la messa in onda potrà variare per via delle imminenti elezioni presidenziali), tutto sta a vedere come si svilupperà.

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