venerdì 8 febbraio 2013

UPSTAIRS DOWNSTAIRS (2010): il domestico è politico

 
Mi rammarico che la BBC1 abbia deciso di non rinnovare per una terza stagione Upstairs Downstairs, continuazione dello storico successo andato in onda per cinque stagioni fra il 1971 e il 1975 sulla ITV in Inghilterra. Il titolo fa riferimento al fatto che le vicende riguardano tanto le persone “upstairs”, quelle che abitano di sopra, i “signori”, quando quelli che abitano “downstairs”, al piano inferiore, la servitù cioè.
Ideata da Heidi Thomas (Call the Midwife), è ambientata nel 1936, poco dopo la morte di Giorgio V, a sei anni dalla conclusione della serie originaria. Ora Rose Buck (interpretata ora come allora da Jean Marsh) diventa la governante della casa di 165 Eaton Place, storica residenza dove vanno a vivere un diplomatico e sua moglie, Sir Hallam Holland (Ed Stoppard) e Lady Agnes Holland (Keeley Hawes). Con loro si stabilisce anche la madre di lui, Lady Maud Holland (Eileen Atkins). E parte integrante delle vicende è la sorella di lei, Lady Persephone Towyn (Claire Foy), simpatizzante nazista.
In tempi più recenti si è sempre fatto un paragone con Downton Abbey, ma quest’ultima è più corale e melodrammatica, mentre Upstairs Downstairs è più urbana e politica.
La prima stagione, di soli tre episodi, è un po’ frettolosa, per me. Si sarebbe avantaggiata di un respiro maggiore, e avrebbe potuto spiegare passaggi narrativi che in realtà sono piovuti dal cielo: un esempio è l’autista Harry Spago (Neil Jackson, Make it or break it), che ha una relazione con Lady Persephone. Inizialmente segue anche lui la politica e rimane affascinato dal nazismo, ma poi gli si fa dire che semplicemente ha cambiato idea, senza spiegare che cosa abbia motivato questo sua svolta.
La seconda stagione invece fa prendere quota a una serie che si chiude con l’inizio della seconda guerra mondiale e fa un eccellente uso del fondale storico delle vicende. L’attrice Jean Marsh, in seguito ad un infarto, ha dovuto lasciare la serie, e la sua assenza è stata giustificata mettendo il suo personaggio, fa solo un paio di brevi comparse, in sanatorio per via della tubercolosi. L’attrice Eileen Atkins invece, scontenta della direzione che avrebbe preso il suo personaggio, ha deciso di lasciare volontariamente il ruolo, e Lady Maud semplicemente è morta nel passaggio fra le due stagioni. Al suo posto entra in scena la sorella, un’archeologa, la dottoressa Blanche Mottershead (Alex Kingston) che finisce per collaborare con l’ex-segretario personale della sorella, Amanjit Singh (Art Malik), un indiano.
Molti sono i temi toccati da questa seconda stagione, e vengono anche mostrate realtà meno note di quegli anni: la guerra imminente e i rapporti diplomatici fra i Paesi, con Hallam e con il duca di Kent (Blake Ritson), ma anche con la fugace apparizione dei Kennedy, ospiti della famiglia Holland per una cena;  il nazismo e lo spionaggio politico (con Lady Persy);  il salvataggio dei bambini ebrei adottati da famiglie inglesi, un’attività curata da Blache e Amanjit; il ruolo delle colonie, che si inferisce dai discorsi e dalla posizione di Amanjit;  i rapporti omosessuali, con la storia lesbica di Blanche; l’aborto, allora illegale (con Lady Persy); la povertà delle famiglie dell’epoca con la cuoca Clarice (Anne Reid) che decide temporaneamente di andare in pensione e di trasferirsi dal figlio; l’obiezione di coscienza, con il maggiordomo Pritchard  (Adrian Scarborough) che vive in modo doloroso il giudizio degli altri per questa sua presa di posizione in questi senso in passato; l’emigrazione verso gli Stati Uniti , che l’autista e la cameriera Beryl Ballard (Laura Haddock)  meditano di fare; lo sport, con il  pugilato, nella storia di Spago che aiuta Johnny Proude (Nico Mirallegro) negli allenamenti, e con la nascita delle prime palestre dove donne di vari ceti sociali si esercitavano gomito a gomito, con Agnes che quasi costringe la servitù a parteciparvi; le organizzazioni sindacali a favore dei diritti dei lavoratori (in cui viene coinvolta Beryl)… temi forti trattati con umanità e leggerezza e in modo sia toccante che avvincente, all’insegna di una filosofia di fondo che possiamo trarre dalle note biografiche che Lady Maud dettava al suo segretario: il domestico è politico.  


 

Nessun commento:

Posta un commento