venerdì 19 aprile 2019

COUNTERPART: la seconda stagione


Riprende da dove ha lasciato la seconda stagione di Counterpart (Starz) la serie spionistico-fantascientifica  (ne ho parlato qui) che vede due mondi che sono uno la copia dell’altro, il mondo Alpha e quello Prime, in comunicazione fra loro attraverso intricate relazioni diplomatiche. C’è forse stata più azione in questo arco,  ma il tono è rimasto quello di prima, cogitabondo e greve, apparentemente lento, sebbene accada molto.

In questa stagione assistiamo alla “origin story” della creazione dei due mondi, nella puntata “Twin Cities” (2.06), scritta dall’ideatore Justin Marks qui anche al suo debutto come regista. L’episodio si apre significativamente  nella Berlino Est del 1987 (quindi prima della caduta del muro che divide le due città “gemelle”, a cui fanno eco quelle della fantasia della serie), quando per un errore tecnologico, a cui assiste Yanek (James Cromwell), si creano due mondi che sono l’uno lo specchio dell’altro, e a questo punto, dopo una parte involontaria, ne segue una volontaria.

ATTENZIONE SPOILER. I due Yanek decidono di coinvolgere il proprio staff e portare avanti un esperimento, da scienziati quali sono. Un gesto banalissimo - uno dei due decide di acquistare una cassetta musicale alla figlia, l’altro no – diventa esiziale. Questo infatti porterà delle conseguenze enormi nelle loro vite. In una versione il figlio muore (la sorella, che sta ascoltando musica con gli auricolari, non si accorge di quello che gli sta capitando), nell’altra no (la sorella, che sta non sta ascoltando musica, si accorge e lo salvano).

E da questo evento più stravolgente si instaura una terza fase, che nasce dal raffronto della propria vita con quella dell’altro: insieme al dolore nasce l’invidia e il risentimento e diventano Caino e Abele, e tradiscono se stessi e i principi dell’esperimento. In quella che è una delle migliori puntate della stagione ci si interroga sulla natura umana e su quello che è un tema portante, ovvero sul modo in cui le circostanze ci rendono chi siamo.  

Dice bene poi Scott Tobias su Vulture quando afferma che lo show “rende metafisica la lotta umana”, nel momento in cui le persone non sono solo in conflitto gli uni con gli altri, ma con se stessi e le proprie contraddizioni. E Counterpart è esplicito esso stesso, per bocca dei propri personaggi, nel rivelare come l’allotropia del reale porta una crisi esistenziale perché mette ciascun “allotropo umano” di fronte all’interrogativo se il suo doppio sia migliore o peggiore di sé, se abbia fatto delle scelte più o meno sagge: è meglio l’Howard Silk (J.K. Simmons) che vede il mondo con chiarezza e distacco, che affronta la moglie Emily (Olivia Williams) quando vede che lei gli mente con la successiva dissoluzione del proprio matrimonio, o è meglio quello che guarda gli eventi con empatia, e sceglie di non chiedere spiegazione alla moglie per i propri comportamenti e costruisce un rapporto con lei che non è di totale condivisione come potrebbe essere? In “In from the cold”, scritta da Erin Levy (2.08), che vede le due coppie scambiate, si medita con grande pregnanza su questi temi e in fondo anche sulla loro labilità. E sull’amore, in che cosa consista. Le due Emily sono molto critiche l’una dell’altra, ma allo stesso tempo riescono ad apprezzare i reciproci pregi. Ci piaceremmo se ci incontrassimo? Con il personaggio di Claude Lambert (Guy Burnet), ambasciatore del mondo Prime in quello Alpha, in “Something Borrowed” (2.03) si porta a tutto in nuovo livello il termine “onanismo”.

Ciascuno viene messo sotto i riflettori perché non può non interrogarsi su quali siano gli elementi che fanno la differenza nella propria vita, se la realtà tutta non andrebbe in modo diverso se noi stessi fossimo in primo luogo diversi, anche nelle piccole scelte. Il doppelgänger di Peter Quayle (Harry Lloyd), un personaggio dominato dalla paura, che nella versione copiata si trova in una sorta di carcere costruito appositamente per rinchiudere personaggi di rilievo nell’altra parte di cui si vogliono conoscere dettagli del passato, a un certo punto si chiede proprio se sia lui a essere l’elemento che cambia la realtà (2.05). Ha importanza la nostra vita? Che significato e peso hanno le nostre scelte, quello che facciano e diciamo?

La crisi di Clare (Nazanin Boniadi) in questo è particolarmente significativa: mette in dubbio il fatto di essere lei l’eroina della vicenda. Se siamo gli uni lo specchio degli altri, se vediamo la comune umanità, non ci sono noi e loro, questa è solo un’illusione: loro sono noi e noi siamo loro, solo in circostanze diverse. Il personaggio della donna, reclutata da piccolissima dalla scuola Indigo per venire nel mondo Alpha come cellula dormiente, “Shadow” (Ombra), come viene chiamata, vede crollare le proprie certezze e la propria identità nel rendersi conto che probabilmente è vedo che è stata indottrinata. E di essere una fanatica, suo malgrado. Ci sono echi di The Americans nel riflettere sulla bontà della causa per cui si combatte, e la metafora della divisione fra Germania Est e Ovest non è mai stata così forte come in questo momento. La creazione di un virus contro l’altra parte e la mentalità del “se lo pensiamo noi, lo pensano anche loro” è l’allegoria per la corsa agli armamenti. Il rischio di una guerra batteriologica all’interno della diegesi non può non far riflettere anche sulle politiche di relazioni internazionali contemporanee. La via per la sopravvivenza, si ipotizza, non è quella di sradicare, ma accettare l’altro noi.

Parentesi: ditemi che non sono la sola ad aver pensato spesso, durate la visione, alle vicende personali della Boniadi, che interpreta Clare - era stata “reclutata” da Scientology per essere la compagna di Tom Cruise.   

Oltre a scoprire come è nato tutto e perché, in questa stagione si dà anche un volto per la prima vota a coloro che tirano le fila di tutto. “Management”, i manager delle relazioni fra i due mondi. Fino a questo momento erano una forza distante, invisibile, potente, entità simili a dei nella arbitrarietà e imponderabilità delle proprie decisioni. Nel dare loro il volto di quei primi scienziati, si riesce ad umanizzarli, nel bene e nel male, a vedere le loro buone intenzioni, forse anche la loro hubris iniziale, ma sicuramente anche la loro buona fede.

Counterpart non è stata rinnovata per una terza stagione e ha concluso la proprie vicende in modo forse scontato, forse inevitabile, ma appagante nella misura in cui non lascia conti in sospeso, ma chiude la porta che ha aperto.  

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