domenica 19 luglio 2020

UPLOAD: vita dopo la morte, amore, economia


Siamo nel 2033. Sul punto di morte i dati personali e la memoria di ciascuno può essere caricata (uploaded) su un computer in modo da poter continuare a vivere in forma virtuale attraverso un avatar. Questa è la premessa di Upload, un originale Amazon che riprende una tematica, quella della vita dopo la morte in forma alternativa e delle interazioni digitali, affrontata ormai da parecchie serie che vengono inevitabilmente richiamate: Black Mirror in primis, e specificatamente  il celebrato episodio “San Junipero” ma non solo, poi Altered Carbon, Äkta Människor, Westworld, e per certi aspetti anche The Good Place, Forever , Devs e Osmosis

Un giovane programmatore di computer, Nathan (Robbie Amell), muore prematuramente in circostanze sospette – una macchina che si guida da sola fa un incidente, evento molto poco probabile: che sia un omicidio? La ragazza di lui, la danarosa Ingrid (Allegra Edwards), con cui ha sempre avuto più un’intesa fisica che una vera comunione personale, ne fa digitalizzare la coscienza e lo carica nella costosa ed elegante Lake View, modellata sui grand hotel vittoriani statunitensi e canadesi, a sue spese e sotto il suo controllo. Nell’aldilà virtuale, tutti hanno come riferimento al servizio clienti un proprio “angelo” che si presenta ogni qual volta lo convocano. Per Nathan si tratta di Nora (Andy Allo, un’attrice che potrebbe facilmente aver fatto il casting per il ruolo di Lucca Quinn in The Good Fight, tanto ricorda Cush Jumbo). Fra i due non dovrebbe esserci un rapporto personale, ma nasce e anche qualcosa di più di un’amicizia. Fuori dal lavoro Nora si vede con una sorta di fidanzato occasionale e per il resto cerca di convincere il padre morente a non rinunciare alla possibilità di caricarsi in una di queste opzioni alternative alla morte, timorosa di perderlo, mentre lui non ne vuol sapere, perché crede che morendo si riunirà alla moglie defunta che amava.

La serie costruisce un giallo sulla dipartita del protagonista proprio al minimo sindacale, ed è evidente che lascia eventuali soluzioni per la confermata seconda stagione. L’aspetto meglio riuscito, per quanto non chissà che innovativo o trascinante, è quello romantico fra Nora e Nathan. In un’epoca in cui la possibilità delle relazioni istantanee è spesso la regola, creare ostacoli e conflitti che facciano tenere che una coppia stia insieme è sempre più complicato, ma è l’abbiccì per far appassionare il pubblico. Qui il fatto che lei sia in una situazione lavorativa in cui non può fraternizzare con i clienti è vissuta come un problema, ma in fondo di poco conto, ma ragionevolmente il fatto che lui sia morto e lei no crea un ostacolo non da poco. E che non sia l’amore delle storia che si tramanda nei secoli ci sta anche: sono dolci, stanno bene insieme e si conoscono un po’ alla volta. Hanno una bella intesa. Funziona.

L’interesse principale nella riflessione del programma ideato da Greg Daniels (The Office, Parks and Recreation) però sembra essere economico. Solo chi è danaroso a sufficienza può permettersi una vita dopo la morte magnifica e se non si paga extra non si possono avere tante scelte opzionali, ed evitare pop-up e pubblicità. Chi può permettersi solo pochi giga al mese, rimane bloccato, in un limbo, nel tempo che gli rimane, se li ha terminati: il mondo di chi ha “tre generazioni di giga illimitati” e ha viste mozzafiato non è il mondo di finestre che danno sul grigio dei “due giga al mese”. Mutatis mutandis, Altered Carbon è stato più brutale e incisivo nel mostrare questi problemi, ma questa rappresentazione è decisamente più vicina alla nostra esperienza della realtà fatta quotidianamente con cellulari, web e app varie. La possibilità di vita qui è veramente proporzionale a quando gonfio è il portafogli. E se a pagare è qualcun altro, sei alla sua mercé. In questo caso si tratta di una fidanzata che magari non ti piace poi come crede e a cui non interessi più di tanto, ma se ti metti a contrariarla, non ci mette niente a cancellarti definitivamente. C’è chi vuole che la vita digitale dopo la morte fisica sia un’opzione per tutti – è un diritto umano, protestano con i cartelli alcuni dimostranti. Ci parla del nostro presente, della nostra realtà e di come le disuguaglianze economiche creano una vita diversa da quella che potenzialmente ciascuno potrebbe avere.

Si mettono in campo tante questioni legate al tema: finitezza e significato della vita, vita dopo la morte, coscienza, amore, rapporti a distanza…tutto trattato in modo lieve e con un pizzico di umorismo: è epidermico, aspetto che ne costituisce al contempo la forza e la debolezza.

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