È delicatissimo Heartstopper (Netflix), trasformato in
serie televisiva dalla stessa autrice dell’omonimo webcomic poi diventato
graphic novel da cui è tratto, Alice Oseman. Lei è la sola sceneggiatrice, come
alla regia figura solo Euros Lynn.
Attraverso “il primo
incontro” (1.01), “la cotta” (1.02), “il bacio” (1.03), il segreto” (1.04), “buoni
amici” (1.05), “le ragazze” (1.06), “il bullo” (1.07) e “il fidanzato” (1.08)
assistiamo allo sbocciare del primo amore fra Charlie Spring (Joe Locke) e Nick
Nelson (Kit Conno), due studenti della Truham Grammar School. Il primo è un
ragazzo timido che viene bullizzato dai compagni perché gay, ma può contare su
un gruppo di cari amici: Tao (William Gao), da sempre quello con cui ha un
legame più stretto; Isaac (Tobie Donovan); ed Elle (Yasmin Finney) che, dopo il
suo coming out come ragazza transgender, frequenta ora una scuola femminile, la
Higgs Grammar School for Girls. Nick, dal canto suo, è il popolare giocatore di
punta della squadra di rugby della scuola, anche se non è inizialmente
consapevole del proprio orientamento sessuale. Nemmeno la madre Sarah Nelson
(la versatilissima, oltre che eccellente Olivia Colman) sembra accorgersi di
qualcosa. Nick diventa compagno di banco di Charlie. Quest’ultimo si prende una
cotta, ma gli amici cercano di riportarlo alla realtà perché non si illuda.
Presto però fra i due nascono un’attrazione e una frequentazione romantica, con
Nick che si interroga seriamente sulla propria identità e sulle relazioni con
le persone che lo circondano.
Questa commedia romantica
e di formazione, già rinnovata per una seconda stagione, è assolutamente
deliziosa, zuccherina ma non stucchevole, fatta di messaggi attesi al
cellulare, mignoli che si toccano e provocano scintille, primi palpiti amorosi
e amicizia. La recitazione è molto convincente perché riesce a trasmettere la
confusione di qualcuno che si scopre diverso da quello che credeva di essere e la paura di mostrarsi al mondo per quello che si è veramente, e l’eccitazione e
l’ansia della scoperta, la timidezza e l’euforia insieme per i propri
sentimenti. Si è vitali e appassionati, ma al contempo si ha un certo pudore,
un riserbo che è appropriato all’età. Qui non ci sono ragazzi che si credono
adulti, ma sono già stanchi e disillusi dalla vita, alla Euphoria, ma giovani che la vita l’hanno appena appena assaggiata e
la scoprono con stupore. E il tema della bisessualità, raramente affrontato
altrove, è particolarmente importante in una società che lo vede troppo come
spesso come una tappa per poi ammettere l’omosessualità.
Heartstopper ha il gusto di una favola romantica, dove
appaiono sullo schermo i disegni di uccellini, farfalline e fiorellini che
svolazzano intorno ai protagonisti, i personaggi si sostengono a vicenda e si
vogliono bene, l’integrità è importante, c’è empatia da parte dei familiari, ma
non è finto, si è calati in una realtà credibile, dove si devono affrontare problematiche
anche troppo comuni come il bullismo, il pregiudizio, le liti, la paura di
perdere gli amici e accettazione di sé, e le gioie sono giocare con il cane e tracciare
gli angeli aprendo e chiudendo gambe e braccia sulla neve, andare a prendersi
un frappè con gli amici o farsi le coccole su un telo spugna in spiaggia.
Tutto è molto leggero, ma è proprio la capacità di rendere significativa una realtà così ordinaria e semplice la forza dirompente di questo young adult che conquista anche gli adulti.
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