venerdì 10 ottobre 2025

DEPT. Q: atmosferico crime drama di prestigio

Tratta dalla serie di romanzi dello scrittore danese Jussi Adler-Olsen disponibili in italiano per Marsilio, Dept. Q - Sezione casi irrisolti (Netflix) è una di quelle serie giallo-poliziesche-thriller, ideata da Scott Frank (The Queen’s Gambit) e Chandni Lakhani, in cui gli inglesi eccellono.

Siamo ad Edimburgo, in Scozia. Protagonista principale è un detective della polizia, l’Ispettore Capo Carl Morck (Matthew Goode, A Discovery of Witches, Downton Abbey, The Good Wife), un uomo difficile e misantropo, una di quelle persone nella vita insopportabili e intrattabili perché arroganti, antisociali e tormentate, ma che almeno sullo schermo risultano affascinanti, anche se di fatto anche i suoi colleghi nella diegesi faticano a tollerarlo. È da poco rientrato al lavoro dopo una sparatoria in cui è morto un giovane agente di pattuglia e in cui il suo partner, pure suo amico James Hardy (Jamie Sives), è rimasto paralizzato – nell’abitazione di un uomo trovato accoltellato alla testa hanno subito un'imboscata da parte di un delinquente armato e mascherato di cui ancora non si è scoperta l’identità. Viene costretto con riluttanza a terapia psicologica con la dottoressa Rachel Irving (Kelly Macdonald, Boardwalk Empire) come sostegno per superare quello che ha passato.

Al comandante di Morck, Moira Jacobson (Kate Dickie), il governo scozzese, che vuol migliorare la propria immagine, offre un consistente budget per istituire un nuovo dipartimento per i crimini irrisolti, la Sezione Q. Non credendoci troppo e volendoselo togliere dai piedi, lo affida proprio a lui. Gli viene assegnato un ufficio/bagno mezzo fatiscente come ufficio e gli vengono affiancati il civile Akram Salim (Alexej Manvelov), un ex poliziotto siriano con un passato che preferisce tenere nascosto, in apparenza molto calmo e gentile ma che non si fa problemi con la violenza, e l'agente Investigativa Rose Dickinson (Leah Byrne) che ha un incidente nel suo passato che deve lasciarsi alle spalle e problemi di PTSD (disturbo post-traumatico da stress), e a lui si unisce anche il collega ora paraplegico.

Il primo caso che decidono di riaprire è quello della scomparsa di una procuratrice della Corona Britannica, Merritt Lingard (Chloe Pirrie), il cui capo è il Lord Procuratore Stephen Burns (Mark Bonnar). Prima di sparire quattro anni prima, la donna viveva con il fratello William (Tom Bulpett), un ragazzo con deficit cognitivi di cui si prendeva cura nella quotidianità come badante la governante Claire Marsh (Shirley Henderson). Vista l’ultima volta a bordo di un traghetto, prima di svanire Merritt aveva ricevuto minacce di morte anonime. Tutti la credono morta, ma è invece ancora viva  tenuta prigioniera in una camera iperbarica da rapitori di cui si scoprirà l’identità solo alla fine, costretta a fare un esame di coscienza per capire a chi abbia fatto torto e chi la stia tenendo in condizioni disumane. È stata una parte questa che ho trovato abbastanza disturbante. Non che obiettivamente si veda niente di particolarmente schioccante, ma la tortura quotidiana, anche psicologica, trasuda in modo molto coinvolgente. Che ci siano dietro problemi psichiatrici o meno, e qualunque ne sia il movente, è sempre destabilizzante assistere a persone che infliggono sofferenza ad altri, tanto più se avviene in modo prolungato.

Anche se il caso è affidato ad altri poi, Morck cerca di scoprire chi gli abbia sparato sebbene al termine di queste nove puntate della prima stagione non si arrivi ad una soluzione rispetto a quell’aspetto.  

“Interpretato con competenza dispeptica da Goode, Morck si colloca all'estremità benigna dello spettro dell'intrattabile. Pensa che tutti gli altri siano stupidi e non è molto in sintonia con i sentimenti altrui, ma non è afflitto da dipendenze come il Dr. House di Hugh Laurie, né prova particolare piacere nelle sue ostilità come il Jackson Lamb di Gary Oldman (inoltre, scoreggia meno). È un misto di tristezza, traumatizzazione e narcisismo più della figura ultra-intensa sull'orlo di un esaurimento nervoso che appare nella sigla d’apertura. Pur essendo permaloso e facilmente deluso, è disposto a fare da mentore quando intuisce il potenziale di Akram e Rose” ben scrive l’Hollywood Reporter. Divorziato con un figliastro adolescente a carico, Jasper (Aaron McVeigh), cerca di costruire un rapporto produttivo con questi. In alcuni momenti, con lui in particolare ma non solo, si intravedono degli sprazzi in cui la realtà altrui penetra nei suoi pensieri e Goode è magistrale nel far trasparire le infiltrazioni nella corazza, ben protetta da abbondanti dosi di sarcasmo. Il punto di forza del programma dopotutto sta non tanto nella procedura per risolvere il caso criminoso quanto nell’umanità dei personaggi coinvolti. È proprio per questa tensione introspettiva che anche la sorte della vittima risuona in modo così forte.

Fresh Air nella sua recensione fa un’osservazione a cui da sola non avrei pensato, ovvero che sebbene il mercuriale Carl sia presumibilmente la mente del gruppo, o quanto meno il leader, quasi tutte le scoperte utili vengono fatte dal suo team e come questo sia un tema molto nordico, “la superiorità dell’aver fiducia nel lavoro di squadra rispetto all'individualismo indisciplinato. Carl si considera l'uomo più intelligente in ogni stanza. Ma senza l'aiuto di coloro che lo circondano, è solo un'anima infelice con un'intelligenza da bruciare”.

Con un ritmo abbastanza lento e un mood tetro e atmosferico, Dept Q ti lascia teso fino all’ultimo e ben si merita l’etichetta di prestige crime drama.


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