domenica 13 ottobre 2019

BATWOMAN: mal recitata e scialba


È la recitazione il punto debole di Batwoman, e specificatamente quella della bella  interprete Ruby Rose (Orange is the New Black) che non brilla per abilità “tespiane”, diciamo così, ingessata e monocorde. Non c’è ammontare di spavalderia che riesca a nascondere questa pecca. E va bene raccogliere la staffetta da Batman, che nella narrazione è misteriosamente scomparso 3 anni prima, ma lui è così onnipresente che a stento lei emerge: se per la fine del pilot non si riesce nemmeno a riconoscere l’eroina per quello che è, una donna, una persona diversa, e la si vede ancora come il più famoso cugino, è certo che abbiamo un problema.  

Introdotta nella puntata crossover di Arrow “Elsewords – Altrimondi”, la nuova entrata della scuderia di Greg Berlanti, sviluppata in questa incarnazione da lui e da Caroline Dries, è basata ovviamente sull’omonima eroina dei fumetti della DC, ed in particolare sulla graphic novel del 2010 Batwoman: Elegy.  

Il passato di Kate Kane, nome civile di Batwoman, è chiaro: ha perso la madre e la sorella in un incidente d’auto da cui l’alter ego di Bruce Wayne non è riuscita a salvarle, e le lo ha sempre ritenuto responsabile di questo; è stata espulsa dall’accademia per essere lesbica e nello stesso momento ha perso così la sua ragazza, Sophie (Meagan Tandy), che ha preferito mentire per potersi invece diplomare. Ora Gotham, la cui sicurezza è mantenuta dai Crows (i Corvi), fondata dal padre Jacob Kane (Dougray Scott), viene minacciata dalla temibile Alice (Rachel Skarsten), leader della Woderland Gang  (la Gang delle Meraviglie), che rapisce Sophie. La sorellastra di Kate, Mary Hamilton (Nicole Kang), la avverte e lei, che si stava allenando per conto suo, rientra in città. Scoperta la vera identità di Batman, estorcendo forzatamente l’aiuto del giovanissimo Luke Fox (Camrus Johnson), che custodisce la Wayne Tower, decide di modificarne il costume del cugino e di ergersi lei a paladina della città. ATTENZIONE SPOILER. La scoperta maggiore che farà, alla fine del pilot, è rendersi conto che Alice, la sua nemesi simil-Joker, altri non è se non Beth, la sorella che lei credeva morta nell’incidente d’auto di anni prima.  

Da quanto traspare dal pilot, oltre ad un look genericamente non troppo accattivante – nei costumi, ma anche della scenografia (salvo solo il momento in cui Kate scopre la Batcaverna – la sceneggiatura è completamente dimenticabile e l’approfondimento psicologico dei personaggi è lasciato al caso. La storia si snoda secondo tappe narrative ben definite con un buon ritmo, e tutto è sufficientemente chiaro, ma è anche tutto piuttosto preordinato e scialbo, non vibra di passione intellettuale o emotiva. Il sottotesto, potenzialmente ricco, rimane inconsistente. Del voice-over si potrebbe facilmente fare a meno. I rapporti fra i personaggi suonano tutti forzati. Alice, ben recitata, è l’unica luce che scappa dal buco nero e che presenta del potenziale.  

Personalmente ero affezionata dall’infanzia al personaggio, ma di questa vigilante i cui dolori emotivi non sembrano più vissuti della tuta rifatta che ha deciso di indossare faccio volentieri a meno.     

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