Ideato
dai coniugi King (The Good Wife, The Good Fight, Braindead), Evil, dell’americana CBS, si addentra in
un territorio in parte nuovo per la coppia, quello dei fenomeni paranormali, e
se il risultato non è ai livelli di apice a cui ci hanno abituato, nondimeno si
riconosce il loro stile e traspare uno spessore molto in sintonia con le loro
corde e forse inusitato al genere.
Kristen
Bouchard (Katja Herbers), una psicologa forense di New York, viene assunta da
David Acosta (Mike Colter, The Good Wife) un aspirante sacerdote
cattolico, per indagare su fenomeni paranormali e di possessione allo scopo di
stabilire se siano veri o meno. Insieme a loro lavora anche Ben Shakir (Aasif
Mandvi), un esperto di tecnologia. Lì dove David è il credente, Kristen e Ben
gli fanno da contraltare come scettici pronti da dargli delle spiegazioni
scientificamente fondate. Molti fenomeni hanno spiegazione, ma tanti altri no.
Nel corso delle loro indagini Kristen si scontra con il viscido, minaccioso
dottor Leland Townsend (Michael Emerson, Lost, Person of Interest),
un esperto di occulto che ha connessioni con forze demoniache e che spinge gli
altri a commettere azioni malvage. Si avvicina pericolosamente alla quattro
figlie di Kristen, che lei cresce sola in assenza del padre via per lavoro, e
stringe una relazione con la madre di lei, Sheryl (Christine Lahti).
Le
puntate sono genericamente autoconclusive incapsulate in una trama orizzontale
di sottofondo, vaga ma che via via che si procede si fa più pregnante (alla
maniera già usata nelle precedenti creazioni dei King), con una accattivante
mitologia (una mappa con simboli demoniaci, una veggente che parla per Dio, i
“60”, il simbolo della capra, videogiochi che portano al limite della realtà…).
La forza maggiore del programma sta nel riuscire a mantenere un buon equilibrio
di scienza vs. miracoli, fra fede e sospetto, fra razionale e irrazionale in un
modo che non si prende gioco dell’intelligenza dello spettatore, ma facendo
leva sull’autosuggestione, così come questa coinvolge i protagonisti. La
sensazione di minaccia è pressante, sublime e godibilissima quando è in scena
Michael Emerson, che sa essere creepy come pochi, ma si crea anche attraverso
altri canali, in primis attraverso le paure dei protagonisti che prendono una
vera a propria forma: nel caso di Kristen si tratta del mostro George, tanto
umoristico quanto minaccioso e obbrobrioso, e che emerge nei suoi incubi
portando alla luce quelle preoccupazioni che la mente razionale tiene sedate.
Si
riflette su concetti come la manipolazione, la superstizione, le teorie
cospiratorie e si riesce in modo indiretto a fare delle riflessioni sulla
natura del bene e del male e su come potenzialmente nascono e si sviluppano
concetti distruttivi – penso alla mirabile storia di misoginia sviluppata con
un personaggio secondario, attivamente spinto da Leland per propri fini a
odiare le donne e a compiere atti di terrorismo (con una conclusione
inaspettata e ottimale), o anche al mettere in bocca a un personaggio così
subdolo e maligno frasi come “la gentilezza è ipocrisia”. Si fa proprio un lavoro di cesello nello screditare i veri mali della quotidianità, nella
confezione di storielle sovrannaturali molto easy.
Alla
prima stagione di 13 episodi, i cui titoli contengono sempre un numero, farà
seguito una confermata seconda stagione.
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