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giovedì 20 ottobre 2011

BAILA: ha chiuso un talent "alla buona"


Ha chiuso anticipatamente rispetto al previsto il flop “Baila” (Canale5, lunedì, prima serata). Non potevano aspettarsi qualcosa di diverso. “La Rai ha diffidato RTI ed Endemol dal trasmettere il programma ‘Baila’, anche con titolo diverso o con simili caratteristiche e a dare attuazione al provvedimento del Giudice. La Rai riserva ogni altra iniziativa all’esito dei comportamenti di RTI ed Endemol” era stato il comunicato apparso sul sito della TV pubblica poco prima della messa in onda del nuovo talent-reality di Barbara D’Urso. Le ben note vicende avevano alimentato la curiosità: la Rai aveva accusato “Baila” di essere un plagio di “Ballando con le stelle” e il giudice aveva bloccato la messa in onda del programma, a meno di non fare alcune modifiche. Canale5 ha debuttato come previsto lunedì 26 settembre e ci si domanda perché lo abbia proprio fatto, invece di aspettare ed eventualmente posticipare la messa in onda e offrire un programma più curato.
La prima puntata è stata pasticciata - problemi di regia che apparentemente schiacciava tasti audio quando non doveva e infilava inquadrature che non si capiva che c’entrassero, la conduttrice che doveva essere richiamata per ricordarsi di aprire il televoto, la grafica che doveva apparire sotto un giudice, ma che non c’era… “ma che c’importa” ha commentato allegra la padrona di casa, dopo che il mantra della serata è stato in pratica “abbiamo messo in piedi un programma nuovo in due ore oggi pomeriggio, ce l’abbiamo fatta e che la sorte ce la mandi buona”. Si sono dovuti accontentare, la sorte l’ha mandata “alla buona”.
Il format, da quel che si è visto in questa incarnazione, era parecchio diverso dal rivale danzerino. C’erano cinque squadre, ciascuna composta da una coppia di nip, come vengono chiamati, persone comuni, che amano e sanno (almeno come non professionisti) ballare, e una di vip, noti per attività diverse dal ballo. Si esibivano e venivano giudicati in stili estratti a sorte: cha cha, rumba, valzer inglese, jive, salsa… Nella luminosa scenografia si scontravano per vincere e poter così realizzare un sogno – per qualcuno avere un cavallo tutto proprio, per qualcun altro andare a vivere a New York, per un altro ancora aiutare la figura paterna a costruire un’officina… Si poteva votarli (ottenendo crediti) anche via Facebook, cosa davvero nuova.
La cancellazione di questo genere di programmi mi lascia in realtà indifferente, ma vedo lo spreco e penso che se solo si fossero dati un po’ di cura e di tempo in più, forse lo avrebbero potuto evitare.

mercoledì 28 settembre 2011

THE X FACTOR americano: una copia di "American Idol"


La versione made in USA di The X-Factor, che ha debuttato lo scorso 21 settembre sull’americana Fox, anche se nella musica e nella sigla è uguale alla nostra, per ora sembra più una fotocopia di American Idol che non la versione italiana dello stesso talent: le grandi folle di fan e aspiranti star riprese in alte panoramiche (20.000 persone solo a Los Angeles), il palco rialzato di fronte ai 4 giudici illuminati con dietro il pubblico al buio, “la palette” stessa dei giudici: Simon Cowell e Paula Abdul che vengono entrambi dall’esperienza di Idol,  L.A. Reid e Nicole Scherzinger (l’ex leader delle Pussycat Dolls) nel ruolo che di là avevano Randy Jackson e Kara DioGuardi - anche fisicamente in fondo li ricordano. A passare per caso di lì senza guardare con attenzione, i programmi si sarebbero potuti davvero confondere.
I giudici sono stati presentati all’esordio  in modo epico, al rallenty con un incedere diretto e deciso verso le telecamere. Sono loro gli eroi. Il Ryan Seacrest della situazione, ma più defilato e per ora con meno interazione con i familiari,  è qui Steve Jones, ex-modello divenuto conduttore di successo in Inghilterra, ma virtualmente sconosciuto negli USA se non per le sue storie con Pamela Anderson ed Hyden Panettiere (così si dice). C’è una certa sobrietà per altro, niente opinionisti, coreografi o quant’altro a diluire e “talk-izzare” il programma come avviene in Italia. Gara pura.    
Le audizioni, questa vota fatte davanti a un pubblico, e montate in flash veloci, salvo qualche storia particolare, sono state un mix di talenti e di dilettanti allo sbaraglio. Si è cominciato con una grintosa tredicenne che ha cantato “Mercy”, Rachel Crow, che ha decisamente passato il turno, e si è cercato di essere rispettosi nei confronti di due senior (70 e 83 anni) che non ci si capacita possano aver avuto un passato come intrattenitori. La fascia di età a cui è aperto il concorso insomma è molto più ampia che non in American Idol. C’è stata l’abissale caduta di stile del concorrente che si è mostrato in tenuta full monty, con la Abdul che ha lasciato il palco per andare letteralmente a vomitare, e la risalita in vetta dell’ex tossico pulito da 70 giorni, Chris Rene, spazzino e padre di famiglia, che ha proposto un pezzo suo per testo e musica e ha conquistato tutti e commosso.
È già emersa fortemente una nota tipica della cultura americana e dell’etica nell’affrontare in queste cose: “have fun”, divertiti. E allo stesso tempo la promessa a lavorare sodo. Hanno cominciato a volare scintille di contrasto fra Cowell e Reid – probabilmente servirà loro bene in seguito. L’energia c’era, se non l’originalità. Quella aspettiamo di vederla quando le squadre sono fatte e la gara si divide nelle quattro categorie di maschi, femmine, cantanti over-30 e gruppi vocali. Allora forse sì, non sarà più American Idol. Al vincitore spetta un contratto discografico di 5 milioni di dollari e uno spot pubblicitario con la Pepsi (il cui logo è stato in gran preminenza durante tutta la serata).

mercoledì 6 luglio 2011

PROJECT RUNWAY: sfida fra stilisti a suon di passerelle


In Project Runway – taglia, cuci e…sfila (Cielo), talent show ideato da Eli Holzman, 12 stilisti si battono a suon di passerelle (“runway” è “passerella” in inglese) per ottenere i premi che potrebbero lanciare la loro carriera in modo definitivo: un articolo su una rivista di moda, la possibilità di commercializzare la loro produzione, 100.000 dollari e una macchina. Di puntata in puntata devono realizzare modelli secondo le richieste del talent show, e a uno a uno vengono eliminati.

I tre o quattro a cui la conduttrice Heidi Klum non dà il rituale Auf Wiedersehen si devono scontrare in un finale defilè con una propria collezione nella famosa settimana della moda che si tiene ogni anno a New York. Durante la competizione possono dover realizzare gli abiti più svariati, confezionando costumi per lottatrici di westling come traendo ispirazione dalle opere d’arte conservate al Metripolitan Museum of Art. Nelle sale della prestigiosa scuola newyorkese di design “Parsons”, muniti di macchine da cucire, forbici, metri da sarti, ago e filo e un budget prestabilito dalla produzione, sotto l’occhio attento e critico di Tim Gunn, che li segue tappa dopo tappa, lavorano, e lavorano sodo. E noi vediamo quanta perizia, fantasia e sudore ci vogliano per lavorare in un campo che troppo spesso sembra solo tutto lustrini. Forse anche per questo è un successo ormai arrivato negli USA alla sua nona stagione.

L’edizione italiana prevede la traccia audio italiano udibile su quella originale. Anche per quello dovrebbero stare più attenti a pronunciare correttamente le accentazioni (visto che le sentono e le sentiamo) o, per fare un altro esempio, a non a usare un timbro di voce troppo caricaturale per un ragazzo effeminato che è evidente che non ha la voce oca che gli danno in italiano, come è capitato nelle puntate della quarta stagione.

venerdì 17 giugno 2011

LA NOTTE DEGLI CHEF: regina è la chiacchiera, non la cucina


Non è troppo chiaro che programma Signorini volesse fare con La notte degli chef (Canale5, giovedì, prima serata): è mangiabile, ma non è né carne né pesce, non è cotto a dovere ed è un po’ insipido. Non basta uscirsene dicendo che in questa gara fra cuochi si scontreranno “all’ultimo colpo di mestolo”, che ne “capiteranno di tutti i sapori”, che se ne sentiranno “di cotte e di crude” e che si procederà fra “sapori e dissapori” per creare suspense. Ispirata a Top Chef, è stata sfornata come un misto un po’ scotto fra La prova del cuoco e Cuochi e Fiamme: tre squadre (arancione, verde e rossa) vedono altrettanti aspiranti cuochi scontrarsi nella realizzazione di primi, secondi e dessert, più una prova finale con ingredienti misteriosi che capitano a casaccio, con l’aiuto di uno sguattero VIP (la Canalis nella prima puntata, Gattuso ed Emanuele Filiberto), e sotto la guida di uno chef famoso - Davide Oldani, del ristorante D’O di Cornaredo (MI), Gennaro Esposito del ristorante Torre del Saracino (NA), e Fulvio Pierangelini, fondatore del ristorante Il Gambero Rosso.

È stato un format sprecato: per una volta non sarebbe stato “slongare la broda” diluirlo in più di tre puntate. Ci avrebbe permesso di conoscere i concorrenti e tenere per l’uno o per l’altro anche da un punto di vista personal-professionale, visto che noi i piatti non li assaggiamo. Le clip da reality, che mostrano agli aspiranti chef in accademia o parlare dal proprio punto di vista e appunto farsi conoscere, perdono così di senso. Al massimo si spreme qualche difficoltà di vita personale per effetto di compartecipazione quando i concorrenti stanno per essere eliminati, quando non serve più insomma.

Quale padrone del ristorante, Signorini invece di costruire la tensione non fa che smorzarla sdrammatizzando. E manda così due messaggi opposti contemporaneamente. Da un lato continua a ripete che i 9 che competono nella realizzazione di manicaretti per portarsi a casa 50.000 euro e uno stage nella cucina del cuoco della squadra di cui fanno parte, si giocano il proprio futuro, dall’altra se la ride gioioso e scherza come fosse ancora a “Kalispera”, un genere di atmosfera in cui dà il meglio di sè . La convivialità prevale sull’estro ai fornelli e sul cibo. Qui vera tensione per la gara non c’è. E non aiutano i giudici – il cuoco e conduttore Alessandro Borghese (il più adeguato di tutti nello svolgere il suo ruolo), la critica Camilla Baresani (che vorrebbe bacchettare i candidati per il piercing!) e Davide Rampello, presidente della Triennale di Milano (con una competenza in proposito che per me è un punto di domanda) -  la cui opinione è ridotta all’osso, con troppe poche note tecniche e troppa paura forse di pestare i piedi agli chef famosi. La finale della prima puntata poi, con la Canalis scherzosamente mandata a lavare i piatti, è stata squallida, più che divertente, soprattutto in considerazione del fatto che aveva ricevuto in corso di via degli insulti che la volevano in quella direzione. Brava a prenderla con  leggerezza. Nonostante le apparenze in conclusione, la sensazione è che regina sia la chiacchiera, non la cucina.

domenica 27 marzo 2011

AMERICAN IDOL: i giudici salvano Casey Abrams




È stato davvero un momento emozionante quello che si è consumato questa settimana sul palco di American Idol, quando i giudici hanno deciso di salvare dall’eliminazione Casey Abrams.

Era una serata importante perché si passava da 11 a 10 concorrenti, e secondo le regole solo chi entra fra i primi 10 poi partecipa al tour estivo. Non solo, i giudici hanno la possibilità di salvare una sola persona in tutto il complesso della competizione e nessuno era disposto a credere che avrebbero usato questo loro privilegio così presto. E invece  andata proprio così.

Steven Tyler, Jennifer Lopez e Randy Jackson non hanno nemmeno lasciato che Casey terminasse di cantare. Lo hanno interrotto dicendo che avevano già deciso: sarebbe restato (e saranno in 11 a partecipare ai concerti quest’estate). Lui non poteva crederci, la sua riconoscenza era evidente e sembrava quasi si stesse per sentire male per lo shock e la forte emozione, trasmessi anche al pubblico. Per le sue qualità vocali, peraltro, ha meritato di essere salvato.

mercoledì 26 gennaio 2011

AMERICAN IDOL 10: uno show rinvigorito dai nuovi giudici



Gli ascolti e le vendite degli artisti erano calati, Ellen Degeneres non aveva funzionato come si era sperato, e il più amato e odiato dei giudici, Simon Cowell, aveva annunciato che se ne sarebbe andato: dire che il futuro di American Idol, alla fine della nona stagione, fosse incerto sarebbe un understatement. Dopo il debutto della decima stagione però si è sentito già dire: Simon chi? Il nuovo terzetto sembra essere stato lì da sempre, e ha  rinvigorito lo show in modo insperato. Steven Tyler è una forza, divertente, pieno di opinioni, deciso ed energico, senza essere rude; Jennifer Lopez è dolce, accogliente, anche tenera con tutta la sua fatica a dire “no” e non fa rimpiangere Kara DioGuardi; e Randy Jackson è sempre “the dog” ed è tutta la continuità che serve. Certo la competizione sarà un’altra cosa, ma intanto nelle selezioni degli aspiranti Idol, funzionano alla grande. Il solo quesito rimane: Ryan Seacrest quando dorme? Lavora di continuo. Vedere come è caldo e coccolone nei confronti dei concorrenti e dei loro familiari, pur riuscendo a mantenere la dovuta distanza, e come partecipa delle loro emozioni rimane uno dei suoi talenti che rendono la visione attraente.

mercoledì 3 novembre 2010

X-FACTOR quarta edizione: si va al sabato


Come già anticipato da tempo da TV Blog, X-Factor andrà in onda anche sabato sera questa settimana. Ieri sera intanto, in ballottaggio con Nathalie, è stata eliminata la nuova entrata, Marika, cosa che ha lasciato di nuovo la Tatangelo senza concorrenti suoi. È una edizione che sta andando forte questa quarta. Facchinetti come conduttore è ormai completamente a suo agio. Il passaggio a quattro giudici al posto di tre è stato pressoché indolore. Sono tutti all’altezza della situazione e le dinamiche fra loro sono ben oliate. Pur fra rivalità e odii, quando anche ci sono contrasti non sono pretestuosi e il più delle volte il pettegolezzo è contenuto nel piacevole senza sfociare nel trash.

“Re” Elio è l’apparente buffone che ha preso il posto di Morgan. Ad ogni puntata si presenta con un travestimento diverso, ma non perde mai di vista l’obiettivo: cerca qualcosa di nuovo nella musica, è un esperto e non lo dimentica mai; “Sensei” Ruggeri è sobrio, ma partecipativo, molto attento al lato umano. Lady Tata, come è stata simpaticamente rinominata, o sora Tata, come la si è appellata più di recente, è la sorella maggiore che ha una buona parola per tutti, ma non risparmia un’onesta opinione. La ha avuta più dura di tutti, perché l’età e il fatto di avere un compagno cantante pure famoso hanno fatto dimenticare a molti che lei è nel business da molti anni prima di conoscerlo e che la gavetta l’ha fatta da sola, e ne ha fatta tanta. Le sue canzoni saranno inascoltabili e della parola cultura non è certo che conosca il significato, ma sa fare il suo mestiere ed è molto umana. Mara Maionchi è la “zia”, brava navigata veterana, a cui anche se è un po’ colorita tutti vogliono bene. Il lancio di “Fantastic”, realizzata mixando e musicando sue frasi, e con tanto di video in produzione, è stato un successone, e ha mostrato tutto il suo stare al gioco. 

Le presentazioni, dei cantanti e delle canzoni, quest’anno hanno una loro corposità e Tommassini riesce a creare delle notevoli messe in scena con molto poco. Quello che dispiace di questa edizione è il tentativo di essere più scuola, alla Amici-maniera, e un po’ meno opportunità di farsi notare per artisti già formati. E il “caso umano” Stefano, balbuziente che si libera nel canto, come spesso i balbuzienti fra parentesi, ha fatto legittimamente domandare a un po’ di gente se non sia stata premiata la voglia di comunicare più che non la bravura. Intanto però a dispetto di tutto va avanti, e rischia anche di vincere, anche se io scommetto su Davide, non fosse altro che per il voto delle ragazzine. Non che non sia un talento. Non mancano in questa edizione, anche fra chi è stato già eliminato (si pensi a Dorina, uscita in fondo così presto). Quando costretti a cantare in inglese, però, più di metà di loro fanno soffrire per le pronunce approssimative, e paiono dei dilettanti più di quanto non siano.