martedì 14 giugno 2011

HAPPY TOWN: delude, ma il potenziale c'era


Una regia più incisiva e svecchiata credo avrebbe dato un’opportunità di sopravvivere a Happy Town (lunedì, ore 23.25), partito su Rai3 ieri. È invece durato solo 8 puntate (con le ultime due trasmesse solo su internet). Dove il programma ha fallito per me è soprattutto infatti nell’aspetto visivo. Gli elementi c’erano, la “visione” c’era. Narrativamente c’era la necessità forse di aumentare la pressione nell’aspetto investigativo, che era lento e farraginoso, ma il tono rilassato per certi versi era programmatico e necessario per trasmettere il senso di sotterranea inquietudine che  voleva esserne la nota distintiva.

Ideato da Josh Applebaum, André Nemec e Scott Rosenberg, il telefilm, ambientato nella cittadina di Haplin, parte da un omicidio che la gente pensa possa essere collegato a “the Magic Man”, “l’uomo magico”, uno psicopatico mai trovato che anni prima era stato ritenuto responsabile della scomparsa di sette persone e definito così perché queste sparizioni sono avvenute in modo da farle sembrare quasi un essere mistico. A indagare insieme al padre, sceriffo locale, è Tommy Conroy (Geoff Stults) sposato con Rachel (Amy Acker, Angel, Dollhouse). E la serie parte anche con l’arrivo in città di Henley (Lauren German), che dice di averla scelta come destinazione perché la madre vi trascorreva le vacanze e le è sempre rimasta nel cuore.

Ha un che di intrigante questa serie, che un po’ richiama Twin Peaks, nel focalizzarsi su un luogo apparentemente perfetto  - perfino l’aria profuma, grazie alla presenza del locale enorme panificio - ma dove tutto ha un’aria troppo stucchevolmente perfetta, e anche per questo appunto inquietante, e il sospetto è di un cuore nero e sordido. Le parti più riuscite sono state quelle con il fascinoso Merrill (un impeccabile Sam Neill, The Tudors), proprietario di un negozio di collezionismo cinematografico; quelle con la pensione in cui questi vive e in cui Henley prende una stanza, gestita da una donna che ti lascia la sensazione di essere il capo di una congrega di streghe e il secondo piano a cui è proibito l’accesso, che però è proprio dove Henley vuole salire; con il panificio; con le frasi senza senso pronunciate dallo sceriffo stesso…

Delude, ma dispiace, perché il potenziale c’era.

Nessun commento:

Posta un commento