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mercoledì 8 febbraio 2023

IL 13 NEWS: si parla di ME/CFS e "NONSOLOFATICA"

IL 13 NEWS, il telegiornale del canale TV il 13, ha avuto ospite nell’edizione di ieri me e il professor Tirelli, che parliamo del libro “NONSOLOFATICA” di cui siamo co-autori. Potete vedere l’intervento qui, oppure la trasmissione intera qui (noi siamo ospiti dal minuto 9.30 al 14.30 circa). Sono grata e contenta dello spazio che ci è stato concesso, cosa rara.

Purtroppo, come critica televisiva che evidentemente conosce a fondo l’argomento, devo anche lamentare il tipo di immagini che sono state scelte come sottofondo: gente al computer che appoggia le mani alla testa, gente che sbadiglia, gente che fa terapia di tipo fisico, tutte immagini classiche utilizzate sempre per descrivere l’Encefalomielite Mialgica / Sindrome da Fatica Cronica (ME/CFS), la patologia di cui si parla qui e di cui soffro io, e che sono state criticate dalla comunità dei pazienti come fuorvianti. Purtroppo non avere più occasioni di confrontarsi con l’argomento porta proprio a questo genere di problematiche. Nell’intervista il collega giornalista Gigi Di Meo di dice interessato a invitarmi ancora per parlare del problema, e magari potrebbe essere una buona occasione per parlare anche di questo problema di comunicazione e rappresentazione mediatica.

Ricordo che il libro, per Edizioni Mondo Nuovo, è acquistabile ed ordinabile in alcune libreria, anche online. Su Amazon lo trovate qui. Sono 150 domande e relative risposte. Fra queste, dato che questo è un blog di televisione, anche: “Ci sono rappresentazioni della ME/CFS in cinema e in televisione?”. Poche, ma ci sono. Rimando al libro per scoprire quali.

martedì 5 febbraio 2019

PICNIC A HANGING ROCK: una miniserie dal libro


Mi è forse piaciuta più del libro la miniserie Picnic at Hanging Rock (Showcase, Sky Atlantic), tratta dall’omonimo classico australiano  di Joan Lindsay, e la ragione principale è che ha saputo fare un buon fill in the blanks, ovvero ha saputo colmare gli spazi vuoti, avanzando ipotesi sul perché e il per come gli eventi si siano sviluppati nel modo in cui hanno fatto, senza per questo stravolgerne il contenuto. Approccio inusuale per me, ho guardato la prima puntata della serie arrivata a metà della lettura del libro, la seconda mentre finivo di leggerlo e le successive una volta terminato il testo. Se sulla pagina scritta ci sono dei voli pindarici, delle volute lacune che lasciano più interrogativi di quanti ne risolvano, il programma televisivo di Beatrix Christian e Alice Addison riesce a spiegare di più probabilmente, prendendosi il lusso di fare delle aggiunte. Il taglio è più gotico e sovrannaturale, con tinte più lesbo-sessuali di quanto non fosse nel libro.

ATTENZIONE SPOILER. Siamo a Victoria, in Australia. Il giorno di San Valentino del 1900, un gruppo di giovani donne che frequentano l’Appleyard College, una scuola per signorine di buona famiglia diretto dalla inflessibile preside dal passato misterioso Hester Appleyard (Natalie Dormer, Game of Thrones), fanno con le proprie insegnanti un picnic in una località chiamata Hanging Rock, dove c’è un monolite geologico. Quattro studentesse si allontanano per vederlo da vicino e si arrampicano lungo le rocce. Una di loro, Edith (Ruby Rees,) ritorna urlante ma non sa raccontare nulla di utile su quello che potrebbe essere successo, mentre le altre tre – Miranda (Lily Sullivan), Irma (Samara Weaving) e Marion (Madeline Madden),  più la loro insegnante di matematica, Miss McCraw (Anna McGahan), spariscono nel nulla. Quando Mademoiselle Dianne de Poitier (Lola Bessis), l’insegnante di francese che pure le accompagnava, rientra al collegio, cominciano le ricerche e le teorie su quello che può essere accaduto. Il giovane Michael Fitzhubert (Harrison Gilbertson), che le aveva viste e per un tratto seguite, con l’aiuto dell’amico Albert Crundall (James Hoare), uno stalliere che lavora presso i suoi zii, dopo molti giorni riesce a ritrovare viva Irma. Ripresasi, non ricorda o non vuole ricordare quello che è accaduto. Tutto rimane avvolto nel mistero, e la scuola comincia a perdere prestigio. Sembra che le giovani donne avessero fatto un voto a se stesse, ma che cosa sia accaduto non si saprà mai. L’insegnante di religione e ginnastica Miss Dora Lumley (Yael Stone), insieme anche al fratello, lascia l’istituto, e finirà bruciata in un incendio. Non molto dopo, la giovanissima orfana Sara Waybourne (Inez Curro) viene trovata morta in un cespuglio. La preside Appleyard, tormentata dai ricordi dell’infanzia, del defunto marito Arthur (Philip Quast) e da un passato che ha cercato di rinnegare costruendosi un’immagine nuova nel Nuovo Mondo, vede sgretolarsi la realtà educativa che ha costruito, e decide di andare lei stessa e di lanciarsi nel vuoto da quelle rocce.  

Le vicende già avevano avuto un adattamento cinematografico, con un film di Peter Weir del 1967. Se nell’opera letteraria si abbonda di descrizioni naturalistiche mozzafiato, qui la cinematografia non è forte a sufficienza da trasmettere quello stesso stupore e magnificenza, per quanto la natura rigogliosa offra scenari sontuosi. L’estetica insiste soprattutto sul senso del mistero, mostrando a volte atmosfere rarefatte e oniriche, colori molto saturi (su cui si stagliano i vestiti bianchissini delle ragazze), premonizioni, inquietanti sonni improvvisi che colgono i personaggi, e si insiste sul campo magnetico inusuale fra quelle formazioni rocciose, tanto che gli orologi non funzionano, ma sono bloccati sulle dodici. Allo stesso tempo si scava di più sulla backstory dei personaggi (il passato di Mrs Appleyard in particolare) e sui loro rapporti.

Spiriti liberi in una società che le opprime e le vuole confinate in ruoli che non appartengono loro, vincolate a valori di purezza e raffinatezza, sono fuggite, dopo aver lanciato nell’aria i propri corsetti, o hanno deciso di togliersi la vita o forse ancora sono state uccise? Se la relazione saffica fra Miss McCraw e Marion ha senso, così come il legame non solo platonico fra Miranda, Irma e Marion e la passione di sorellanza di Sara per Miranda, una nota stonata è stata per me il cenno di una attrazione omoerotica fra Michael e Albert: inutile, oltre che uscita dal nulla. Mi verrebbe da dire “ridondante”, anche se lo fa suonare come frutto di eteronomia obbligata. Spiego meglio: per ridondante intento che già si è data una lettura omosessuale alle relazioni fra le ragazze, serviva fare tutti gay e suggerirlo anche fra i ragazzi? Mi critico da sola l’osservazione dicendomi che questo forse è frutto dell’idea che le relazioni omosessuali sono l’eccezione di fronte alla regola dell’eterosessualità e che una presenza sia sufficiente ad escluderne altre, quando non c’è ragione invece di fatto per la presenza dell’uno e dell’altro. A rigore in effetti non sarebbe un problema, ma insinuarlo senza un vero appiglio al testo per poi nemmeno svilupparlo mi è parso controproducente e falso e, reitero, appunto ridondante.

La scomparsa delle giovani donne coinvolge tutta la città, ma alla fine rimane scarsa sostanza.  Il ritmo è lento e quello che rimane sono soprattutto le sensazioni. Da un punto di vista speculativo, non è pregnante l’interrogazione sul genere di istituzione educativa rappresentata, sulla costruzione dei rapporti fra docenti e studenti, sui rapporti fra donne della stessa età e di età diverse, sulla sessualità, ma si rimane solo con un’aura di indefinitezza e  di irrisolvibilità dei misteri in cui la natura fa da padrone.

lunedì 9 ottobre 2017

OSSERVATORIO TV 2017: il libro digitale


È finalmente disponibile online il libro di OSSERVATORIO TV 2017. Lo potete scaricare gratuitamente seguendo questo link: http://www.osservatoriotv.it/Home_Page.html

Io quest'anno partecipo con ben tre saggi, su Jane the virgin, su The Handmaid's Tale e su Westworld, ma in generale è molto ghiotto.

Sotto trovate l’indice. Buona lettura a tutti!



Presentazione di Barbara Maio
Introdozione di Nikki Stafford

Better Call Saul (AMC 2015) Chiara Checcaglini
Big Little Lies (HBO 2017) Elisa Rampone
BoJack Horseman (Netflix 2014) Sara Mazzoni
Deutschland 83 (Sundance Tv 2015) Davide Parpinel
Extant (CBS 2014) Oriele Orlando
Gomorra (Sky Atlantic 2015) Eleonora Degrassi
Hemlock Grove (Netflix 2013) Désirée Favero
In The Flesh (BBC 2013) Daniela Pizzuto
Jane The Virgin (The CW 2014) Giada Da Ros
Jessica Jones (Netflix 2015) Barbara Maio
Narcos (Netflix 2016) Giacomo Tagliani
Rick e Morty (Adult Swim 2013) Gianluigi Rossini
The Get Down (HBO 2016) Paola Ceccarelli
The Handmaid's Tale (Hulu 2017) Giada Da Ros
The Living and the Dead (BBC 2016) Lorenzo Manuel D'Anna
The OA (Netflix 2016) Sara Mazzoni
Twin Peaks (Showtime 2017) Doriana Comandè
Westworld (HBO 2016) Giada Da Ros

domenica 31 luglio 2016

OSSERVATORIO TV 2016: il libro


È appena uscito, scaricabile gratuitamente in digitale, il nuovo volume di Osservatorio TV, progetto di ricerca indipendente sulle serie TV curato da Barbara Maio: qui.

Quest’anno io partecipo con due saggi: uno su  Ӓkta mӓnniskor / Real Humans, serie svedese che mostra una realtà popolata da robot umanoidi, e uno su Cucumber, erede spirituale della seminale Queer As Folk.

Sotto l’indice. Buona lettura.

Presentazione di Barbara Maio
Introduzione di Stan Beeler

Ӓkta mӓnniskor / Real Humans (SVT1 - 2012) Giada Da Ros
Banana (E4 - 2015) Eleonora Degrassi
Cucumber (Channel 4 - 2015) Giada Da Ros
Daredevil (Netflix - 2015) Barbara Maio
Hannibal (NBC - 2013) Eleonora Degrassi
Hinterland (BBC - 2013) Daniela Pizzuto
Humans (Channel 4/AMC - 2015) Sara Mazzoni
Penny Dreadful (Showtime - 2014) Ellen Nerenberg
Tofu (4oD - 2015) Eleonora Degrassi
Transparent (Amazon - 2014) Chiara Checcaglini 

venerdì 15 febbraio 2013

Esce il libro CULT TV: scaricalo gratis


È con grande piacere che  segnalo l’uscita del libro “CULT TV” a cura di Barbara Maio (Rigel Edizioni), a cui partecipo anch’io, come autrice, con un saggio sulla serie di culto gay Queer As Folk, e come traduttrice (dei saggi su Lost, Ai confini della realtà e Torchwood).
Lo potete scaricare gratuitamente a questo link: http://host.uniroma3.it/docenti/Maio/Cult_Tv.html
(cliccate sull'icona)
Sotto, l’indice:

Introduzione di Guglielmo Pescatore

Prima parte

Cosa è un Cult? Di Barbara Maio
Pensieri sparsi sulla tv (from the blog) di Henry Jenkins
HBO e il concetto della tv di qualità di Jane Feuer

Il Cult Transmediale di Corrado Peperoni

Cult Television e Industria Televisiva di Catherine Johnson


Seconda Parte

Twilight Zone come Cult Television di Barry Keith Grant
L’eteroglossia di Star Trek, di Roberta Pearson

Farscape, Incidenti e Territori Inesplorati di Jay P. Telotte

Lost, Persi in una Grande Storia: la Valutazione nella Narrazione televisiva di Jason Mittel
Piaceri Ripetuti: Storia, Narrazione e Formati Multipli nella Televisione di Fantascienza. Star Trek: Enterprise e Battlestar Galactica di Lincold Geraghty

Torchwood e il Cult Emergente di Matt Hills
24. Le Molte Possibili Riflessioni su una serie di Culto di Vito Zagarrio

Queer As Folk: il programma più gay mai realizzato di Giada Da Ros

 
BUONA LETTURA!
 

domenica 13 maggio 2012

FIFTY SHADES OF GREY: lo spot umoristico del SNL


Negli Stati Uniti di recente impazza il romanzo erotico-rosa a tinta sado-masochista Fifty Shades of Grey. Scritto da E.L. James - dove 'E' sta per il nome di battesimo Erika e James é uno pseudonimo - è nato come fan fiction di Twilight, con il titolo Master of the Universe (MotU). Poi l'autrice ha cambiato i nomi dei personaggi da Bella e Edward ad Anastasia ‘Ana’ Steele e Christian Grey e il libro, primo di una trilogia composta anche da Fifty Shades Darker e Fifty Shades Freed, è ora un bestseller di cui sono stati acquistati i diritti per farne un film con una cifra che ci dice si avvicini a 5 milioni di dollari.

Il libro, che in Italia non é ancora uscito (ma dovrebbe farlo a giugno con il titolo Cinquanta sfumature di grigio), è comunque diventato un vero fenomeno. Se ne sta parlando moltissimo, interrogandosi anche giustamente da varie prospettive sul perché di un tale megasuccesso. Molte sono anche le critiche (e su ciascuna ci sarebbe molto da dire): non è scritto bene, l'eroina è la sottomessa dell'eroe dominanatore, dà un’idea sbagliata del BDSM, é 'pornografia per mamme'... forse anche sulla scorta di quest'ultima accusa, il Saturday Night Live ha realizzato di recente un esilarante sketch.

Si tratta di una finta pubblicità del Kindle che invita a regalare il libro sul noto e-reader della Amazon per la festa della mamma, in modo da evitare, non vedendosi la copertina, imbarazzanti scene in cui appunto le mamme vengono beccate a leggere il libro, mentre... ehm, si godono la lettura un po' troppo, diciamo così. La finta pubblicità, che vedete sotto, non ha bisogno di parole. È spassosa davvero, e in qualche modo, credo, da quel che ho letto (un 30% per me che proprio in Kindle lo sto leggendo in questo momento), abbastanza acuta nel cogliere l'appeal di fondo del libro.


Saturday Night Live - Fifty Shades of Grey di BigBlueBruiser

lunedì 5 settembre 2011

Una lettura: PRIMA LEZIONE SULLA TELEVISIONE



Per chi è appassionato di televisione in senso ampio può valere la pena leggere la “Prima lezione sulla televisione” (Laterza, 2011, disponibile anche come e-book) di Aldo Grasso, professore ordinario di Storia della radio e della televisione all’Università Cattolica di Milano, nonché direttore scientifico del CeRTA, il Centro di Ricerca sulla televisione e gli audiovisivi. Si tratta di uno sguardo essenziale alla TV sia come tecnologia che come forma culturale, che offre un approccio storico, la ricostruzione dei principali filoni di ricerca teorica e dei generi e che chiude sul tema della convergenza mediale.
Si parte infatti da una riflessione sul pedagogismo televisivo, non solo para-scolastico, ma di socializzazione e “nazionalizzazione”: l’“avvento della televisione è stato pari alla Divina Commedia e alla spedizione dei Mille. Se Dante aveva dato all’Italia post-latina una lingua unitaria, se la spedizione dei Mille aveva realizzato politicamente quell’unità che per seicento anni era rimasta solo una utopia letteraria, dobbiamo anche ammettere che l’italiano di Dante era ristretto a pochi intellettuali. La televisione, secondo Tullio De Mauro e Umberto Eco, ha unificato linguisticamente la penisola, là dove ancora non vi era ancora riuscita la scuola. Lo ha fatto nel bene come nel male: ha unificato non con il linguaggio di Dante ma con quello di Mike, nel migliore dei casi con quello delle cronache sportive, del Festival di San Remo, della lotteria di Capodanno, del telegiornale. Si è trattato di un fenomeno di proporzioni enormi che ha accelerato i ritmi della vita sociale italiana in maniera impressionante: i secoli si sono compresi in anni, gli anni in mesi, i mesi in ore”.
E si arriva a riflessioni più legate all’attualità televisiva, e in particolare al fenomeno della “televisione convergente”: “Se un tempo Marshall McLuhan scriveva che ‘il medium è il messaggio’, a indicare la centralità e la rilevanza sociale dei moderni mezzi di comunicazione di massa, oggi potremmo quasi invertire i termini e affermare che ‘il contenuto è il mezzo’. L’attuale trasformazione dei media ruota attorno a un presupposto cruciale: il contenuto si sta affrancando dal suo contenitore, diventa il motore centrale, il driver della convergenza, è il passaporto che permette di viaggiare fra le diverse piattaforme distributive”.
Mi è anche capitato di criticarlo, ma Grasso vale comunque sempre la pena.

mercoledì 17 novembre 2010

SOPRAVVIVENZA DELLE SOAP OPERA: un libro


Nelle librerie (americane) esce il primo dicembre, ma online (sul sito della Amazon) è già disponibile, un libro dedicato ad un genere che sta morendo, quello delle soap opera. Si tratta di The Survival of Soap Opera: Transformations for a New Media Era, ovvero “La sopravvivenza della soap opera: trasformazioni per un’Era di Nuovi Media”, curato da Sam Ford, Abigail De Kosnik e C. Lee Harrington, edito da The University Press of Mississippi. Il testo cerca di andare a fondo delle ragioni del calo di popolarità di questo genere, di fronte al contempo a un crescente interesse per i suoi stili all’interno di altre forme di televisione, e esamina, proprio alla luce di questo, l’impatto sia sul piccolo schermo che sulla cultura dei media in generale, cercando di trarne degli insegnamenti.

Gli studiosi hanno spesso sottolineato come le soap opera siano il più squisitamente televisuale fra i generi televisivi, unico nella sua capacità di sfruttare le potenzialità di intimità, accesso costante e narrativa serializzata che si spalma nel tempo che solo la televisione è in grado di offrire. Rimane un artefatto culturale tipicamente americano unico, e forse l’unica forma di arte televisiva in cui la finzione narrativa è “sovra-codificata”, come suggerisce Allen, ovvero “ i personaggi, gli eventi, le situazioni, e le relazioni sono investite di possibilità di significato grandemente in eccesso rispetto a quelle necessarie per le loro funzioni narrative”. La storia vede il genere delle soap opera spesso deriso e sottovalutato e, come si sottolinea anche nell’introduzione al testo, per molti lo stesso termine ‘soap opera’ è sinonimo di cattiva recitazione, trame risibili, dialoghi scritti in eccesso, e bassi valori produttivi, e la valutazione negativa si estende ai fan di questo genere.

Negli ultimi anni l’influenza delle soap nei programmi del prime-time è stata notata come sempre più significativa: storie che continuano di episodio in episodio, cast di ensemble, personaggi che si sviluppano nel tempo e che sviluppano le proprie relazioni umane nel tempo, conversazioni intime, setting domestici, conflitti romantici e familiari, personaggi femminili ritratti in un contesto professionale e in ruoli di potere, personaggi maschili più emozionalmente consapevoli e sensibili… e proprio queste caratteristiche vengono lette come indice di qualità per le serie. Nonostante caratteristiche comuni ai telefilm che si “soapizzano”, le soap del daytime mantengono anche delle caratteristiche uniche che sono loro proprie. Ford, uno dei curatori, le raggruppa in 6 elementi - backstory molto ampie, personaggi in ensamble con alcuni sul frontburner e altri nel backburner, i legami, l’essere ideati da forze creative multiple, le storie serializzate, il senso di permanenza di questi mondi – che costituiscono quelli che chiama “mondi narrativi immersivi”.

Dagli anni ’90, ben 10 soap sono state cancellate, e il genere ha cercato di reagire attraverso sperimentazioni narrative e stilistiche e ristrutturazioni finanziarie. Gli stessi fan consumano il genere in modo in parte differente. La tesi di questa raccolta di saggi è che è cruciale comprendere questi cambiamenti di produzione e ricezione. Non vuole essere un elogio funebre di un genere ormai spacciato, ma offrire delle strategie perché possa sopravvivere a lungo, individuando tre sfide chiave che l’industria si trova a  dover affrontare: capitalizzare sulla sua storia, sperimentare nella produzione e distribuzione, apprendere da audience diverse.

Il libro vanta la partecipazione di molti noti studiosi del genere. Partecipo anch’io con un’intervista allo sceneggiatore Patrick Mulcahey, che in questo momento lavora a Beautiful.