lunedì 11 ottobre 2010

MY GENERATION: una generazione sconfitta


È forse il senso di sconfitta che pervade il telefilm la ragione che non lo ha fatto decollare. Fra tutte le nuove serie al debutto quest’anno, My Generation era quella che come concetto mi intrigava di più: 9 ragazzi erano stati filmati da una troupe documentaristica nel 2000, l’anno del loro diploma. Questa stessa troupe, a 10 anni di distanza, entra di nuovo nelle loro vite per scoprire che cosa è successo nel frattempo e se i sogni e le aspirazioni che avevano ai tempi della scuola superiore si sono realizzati. Questa e la premessa. Peccato che anche questo atteso telefilm, come Lone Star, sia stato cancellato dopo solo due episodi. Sviluppato per la televisione americana da Noah Hawley, è basato sul primo episodio della serie Tv svedese Blomstertid, scritta da Peter Magnusson e Martin Persson. Nella versione d’oltreoceano i nove compagni di  liceo vengono etichettati così come è loro abitudine fare negli annuari: Dawn Barbuso (Kelli Garner) è la punk; Rolly Marks (Mehcad Brooks, che interpretava Eggs in True Blood) è lo sportivo; Kenneth Finley (Keir O'Donnell) è il nerd; Brenda Serrano (Daniella Alonso, vista in Friday Night Lights) è il cervello; Jackie Vachs (Jaime King, Kitchen Confidential) è la reginetta di bellezza; Ander Holt (Julian Morris, Pretty Little Liars, 24) è il ragazzo ricco; Caroline Chung (Anne Son) è la “wallflower”, la ragazza timida che fa sempre da tappezzeria; Steven Foster (Michael Stahl-David) è quello destinato al successo; Falcon (Sebastian Sozzi) è la rock star.

Il tempo è passato, e insieme ad esso le illusioni. C’era il boom economico  dell’era Clinton; ci sono stati l’11 settembre, Bush v. Gore, l’uragano Katrina, i conflitti nella zona Golfo, i reality (a cui la serie deve anche in parte la sua estetica), gli scandali del fallimento della Enron; ora c’è Obama, e le vite di quelli che un tempo erano ragazzi si sono trasformate insieme al Paese. Girato come fosse un vero documentario, la storia viene raccontata con passaggi fra passato e presente, a momenti c’è una voce fuori campo che commenta e spiega, i personaggi sono consapevoli della presenza di una telecamera e talvolta sono a disagio per questo, ci sono inquadrature in qualche caso rubate o mosse e piccole interviste… Dawn è ora incinta di Rolly che si è arruolato nell’esercito e combatte in Afghanistan. Viene aiutata da Kenneth, ora insegnante delle elementari, che, in assenza di Rolly e in mancanza di una famiglia propria, si presta a farlo. Jackie è sposata con Anders che non ha dimenticato Brenda. Nemmeno lei lo ha fatto, anche se non è diventata la scienziata che voleva, ma la decisione della Corte Suprema della decisione Gore v. Bush che ha scelto Bush come presidente le ha fatto intraprendere una carriera legale e ora lavora a Washington. Caroline, dopo tutti questi anni di silenzio, annuncia a Steven che ha avuto un figlio da lui. Lui, studente di Yale, la lasciato gli studi dopo l’arresto del padre per frode e fa il barista e si dedica al surf alle Hawaii. Originale e pieno di potenziale il telefilm vede la maggior parte di questi giovani adulti in qualche maniera sconfitti, disillusi. L’ho trovato realistico, anche se un po’ tirato dalla necessità di rendere ancora così collegate le reciproche vite. E un po’, devo ammetterlo, mi ha intristito. Penso sia stata una pecca non vedere almeno un po’ di gioia e successo anche in quelle che apparentemente sono sconfitte.

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