venerdì 14 gennaio 2011

GLEE: un successo in salsa musical



Glee (Italia1, dal 10 gennaio) è uscito dalla penna di Ryan Murphy, che ci ha portato Nip/Tuck e Popular, e lo si potrebbe descrivere come un High School Musical con più humor, più cervello e più problemi esistenziali. È un musical, è un dramma, è una commedia.

Un gruppo di ragazzi di liceo, per la maggior parte impopolari, fondano un club canoro per esibirsi in numeri musicali. Ci sono Quinn (Dianna Agron), la cheerleader caduta dal piedistallo perché rimasta incinta; Rachel (Lea Michele) che ha le stelle del successo negli occhi da quando è nata; Finn (Cory Monteith) che è un giocatore di football che ha tanta passione per il canto da superare le prese in giro dei compagni; Artie (Kevin McHale) che è sulla sedia a rotelle; Kurt (Chris Colfer), un ragazzo gay che vive solo con il padre dopo la scomparsa della madre; Mercedes (Amber Riley), che è abbondante di peso, ma altrettanto abbondante nella sua magnifica voce nera; Puck (Mark Salling), un piacente teppistello; Tina (Jenna Ushkowitz), l’orientale con la balbuzie, Santana (Naya Rivera), Brittany (Heather Morris)...

A stimolarli e guidarli è Will Schuester detto Mr. Shue (Matthew Morrison), un insegnante di liceo, sottopagato e scoraggiato, che è tentato di lasciare il lavoro che sente come una vocazione per trovare qualcosa di più redditizio, ma che alla fine entusiasmato dall’idea decide di rimanere e cerca di motivare i propri studenti e a far loro trovare gioia nella vita attraverso questa attività. “Glee” in inglese significa proprio gioia e i “glee club” sono compagnie di canto corale. Sul lato familiare Will ha una moglie (interpretata da Jessalyn Gilsig) con cui apparentemente, ma solo apparentemente, fila tutto liscio. Fanno quello che socialmente è richiesto, ma non c’è cuore. Mentre a scuola una timida consulente, Emma (Jayma Mays, Ugly Betty) è genuinamente innamorata di lui. Nei ragazzi c’è la passione, ma lo humor arriva dagli insegnanti, dal preside, e dalla magnificamente coriacea allenatrice delle cheerleader Sue (una fantastica Jane Lynch, The L Word, Party Down). La serie usa i cliché magari, ma lo fa con la piccola consapevolezza che lo diventano per un motivo e che ci sono persone dietro quei cliché. Arguto e dolce, amaro e ottimista. Intimamente è una classica storia di riscatto dei “perdenti” (dei “loser”, indicati con la lettera elle fatta con indice e pollice, come è comune in America). Un grande successo pieno di numeri musicali.

Nessun commento:

Posta un commento