lunedì 10 gennaio 2011

KEITH OLBERMANN: basta con la retorica della violenza



Lo scorso 8 gennaio una deputata americana democratica dell’Arizona, Gabrielle Giffords, ha subito un attentato da un uomo, Jared Lee Loughner, che ha sparato contro di lei, ferendola alla testa, e ha ucciso 6 delle 19 persone coinvolte. Le reazioni a un simile tragico evento sono state immediate da più parti. Keith Olbermann, conduttore di Countdown, sulla MSNBC, ha dedicato all’evento un commento speciale che si può vedere sopra. La trascrizione del discorso, in originale, si può trovare qui, mentre sotto c’è la mia traduzione. Lo condivido nei contenuti, che sono stati riescheggiati con altre parole da più parti in questi giorni, e me ne piace la solida struttura retorica.

“Finalmente stasera, come promesso, un Commento Speciale sul tentato omicidio della deputata Gabrielle Giffords dell’Arizona. Dobbiamo mettere giù le armi. Cosa altrettanto importante dobbiamo mettere via, e in modo permanente, le metafore delle armi. La sinistra, la destra, il centro – i politici e i cittadini – sani e pazzi. Questa mattina in Arizona, l’epoca in cui questo Paese è disposto ad accettare il “prendere di mira” gli oppositori politici e mettere bersagli sui loro volti e l’epoca del pericoloso confondersi fra raduni politici e show di armi, è terminata. Questa mattina in Arizona, quest’epoca di invocazione della violenza, che si intensifica costantemente fino quasi a diventare estatica, nei fatti o nella fantasia del nostro dibattito politico, si è chiusa. È essenziale, questa sera, non richiedere vendetta, ma domandare giustizia; insistere non sulla ritorsione contro quei politici e commentatori che ci hanno così irresponsabilmente portato a questo tempo di terrorismo domestico, ma a lavorare per cambiare le loro  menti e quelle dei loro sostenitori – o se quelle menti questa sera sono troppo chiuse, o quelle menti questa sera sono state troppo poco toccate, o se quelle menti questa sera sono troppo trionfanti, di assicurarci attraverso mezzi pacifici che quei politici e commentatori e sostenitori non abbiamo più spazio nel nostro sistema di governo.

Se Sarah Palin, il cui sito web ha messo e ha oggi sfregato via i bersagli su 20 rappresentati del Congresso compresa Gabby Gifford, non ripudia la sua parte nell’amplificare la violenza e le immagini violente nella politica, deve essere dimessa dalla politica – deve venire ripudiata dai membri del suo stesso partito, e se mancano di farlo, ciascuno di loro deve essere giudicato per aver silenziosamente difeso questa tattica che oggi si è rivelata così terribilmente predittiva, e devono a loro volta essere dimessi dai membri responsabili del loro stesso partito.
Se Jesse Kelly, la cui campagna contro la parlamentare Giffords ha incluso un evento in cui lui incoraggiava i suoi sostenitori a unirsi a lui nell’usare i mitra, non lo ripudia, e non ammette che anche se è stato solo indirettamente, o solo coincidentalmente, ha contribuito alla nube nera di violenza che ha avviluppato la nostra politica, deve venire ripudiato dal partito repubblicano dell’Arizona.
Se il parlamentare Allen West, che durante la sua vincente campagna ha detto ai suoi sostenitori che avrebbero dovuto rendere il suo oppositore timoroso di uscire di casa, non ripudia quelle osservazioni e tutti gli altri suggerimenti di violenza e forzata paura, dovrebbe venir ripudiato dai suoi elettori e dalla dirigenza repubblicana del Congresso.
Se Sharon Angle, che ha parlato di “Soluzioni del Secondo Emendamento”, non ripudia quell’osservazione e spinge i suoi sostenitori a ripensare alla terribile realtà di quello che implicavano le sue parole, deve essere ripudiata dai suoi sostenitori in Nevada.
Se i leader del Tea Party che hanno preso fuori contesto una citazione di Jefferson sul sangue e la tirannia e l’albero della libertà non capiscono – non capiscono stasera, ora, che cosa questo veramente significa, e quei leader non dicono a coloro che li seguono di aborrire la violenza e tutte le minacce di violenza, allora quei leader del Tea Party devono essere ripudiati dal partito repubblicano.
Se Glenn Beck, che è lì a ossessionare quasi tanto stranamente come ha fatto il signor Loughner sull’oro e sul debito e che ha nostalgicamente scherzato riguardo all’uccidere Michael Moore, e Bill O’Reilly, che ha allegramente ripetuto “Tiller the Killer” finché la frase non si è impressa a fuoco nelle menti dei suoi spettatori, non cominciano le loro prossime trasmissioni con scuse solenni per essersi rivolti alle fantasie di morte e ai sogni di bagni di sangue, per aver fornito ossigeno a coloro che sono nel pieno della follia e per cui la violenza è una soluzione accettabile, allora quei commentatori e gli altri devono venir ripudiati dai loro spettatori, e da tutti i politici, e dagli sponsor e dai network che li impiegano.
E se quelli di noi che si considerano “a sinistra” pure non rinnovano il proprio impegno a essere vigili nell’eliminare tutti i nostri suggerimenti alla violenza – per quanto inavvertiti possano essere stati – allora anche noi meritiamo di venire ripudiati dai più sobri e pacifici fra i nostri politici e i nostri spettatori e i nostri network.

Qui, una volta, con una maldestra metafora, ho fatto una simile dichiarazione non intenzionale riguardo alla candidatura dell’allora-senatore Clinton. Suonava come se fosse una chiamata alla violenza fisica. È stato sbagliato, allora. È ancora più sbagliato questa sera. Mi scuso di nuovo per averlo fatto, e esorto i politici e i commentatori e i cittadini di ogni convinzione politica a usare il mio commento come mezzo per riconoscere l’insidiosità del linguaggio figurativo violento, che se può scivolare così facilmente nei commenti di uno tanto opposto alla violenza quanto me, quanto facilmente, quanto pervasivamente, quanto disastrosamente può scivolare in una mente già violenta o squilibrata?
Perché questa sera ci troviamo ad una degli incroci cliché della storia americana. Anche se il presunto terrorista Jared Lee Loughner stava semplicemente sparando nella folla politica perché voleva sparare in una folla politica, anche se fosse stato in qualche modo inconsapevole di chi c’era nella folla, nondimeno ci siamo costruiti per anni un momento come questo.
Supponiamo che i dettagli siano una coincidenza. La violenza non lo è. La retorica è degenerata ed è caduta al di là del brutto e al di là del minaccioso e al di là degli scenari di fantasia e fino al territorio dell’omicidio imminente.
Non torneremo agli anni 50 dell’Ottocento, quando un parlamentare a favore della schiavitù ha pestato a morte un senatore contrario alla schiavitù; quando un folle antischiavista ha tagliato a morte con una spada i sostenitori della schiavitù.
Non torneremo agli anni ’60, quando con la razionalizzazione di un insano desiderio di fama, o di odio, o di opposizione politica, un Presidente è stato assassinato e un ultra-conservatore che sarebbe diventato presidente è stato paralizzato, e un leader della pace è stato assassinato su una balconata.
Non lo faremo.
Perché questa sera, quello che la signora Palin e quello che il signor Kelly, e quello che il deputato West, e quello che la signora Angle, e quello che il signor Beck, e quello che il signor O’Reillly, e quello che voi e io dobbiamo capire, è che l’uomo che ha sparato oggi non ha sparato a una deputata democratica e ai suoi sostenitori.
Non era solo un folle incitato da migliaia di tentazioni quotidiane da uomini leggermente meno folli a fare cose che razionalmente non condonerebbero.
Ha sparato oggi alla nostra libertà e ai nostri diritti di vivere e di essere d’accordo o di essere in disaccordo in sicurezza e in libertà dalla paura che il nostro sostegno o opposizione ci costino la nostra vita e la nostra salute e il nostro senso di sicurezza. Il bersaglio potrebbe benissimo essere stato sulla migliora Palin, o sul signor Kelly, o su di voi, o me. Lo sbaglio, l’orrore, sarebbe stato – potrebbe ancora essere - altrettanto reale e altrettanto inaccettabile.
In un momento di tale urgenza e impatto, noi come americani – conservatori o liberal – dovremmo versare i nostri cuori e le nostre anime nella politica. Non dovremmo mai – nessuno di noi, non Gabby Giffords e nessun conservatore – dover versare il nostro sangue. E ogni politico e commentatore che accenna a qualcosa di diverso, o peggio sta ora zitto, non dovrebbe avere spazio nel nostro sistema politico, e gli dovrebbe venir negato quello spazio, non con la violenza, ma venendo evitato e ignorato.
È un impegno, è dritto al punto, ed è essenziale che ogni politico americano e commentatore e attivista e partigiano lo prenda e lo prenda ora, lo dico io per primo, e liberamente: la Violenza, o la minaccia di violenza, non ha spazio nella nostra Democrazia, e mi scuso e ripudio ogni atto e ogni cosa nel mio passato che possa anche inavvertitamente incoraggiato la violenza. Perché per qualunque altra cosa ciascuno di noi possa essere, siamo tutti americani.”

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