giovedì 7 giugno 2012

QUEER AS FOLK: una guida agli episodi - 1.04


Episodio 4 (su YouTube in tre segmenti: primo, secondo, terzo)


Scritto da: Russell T. Davies
Regia: Charles McDougall

Plot. È il giorno del funerale di Phil, ma ha più l’aria di una festa, per i ragazzi. Vince, per richiesta del defunto, legge in chiesa un branetto che è una celebrazione della discoteca. Stuart adocchia quello del banco davanti a lui. Alla veglia funebre, mentre Stuart flirta e sbriga lavoro al telefono, Vince ha una conversazione a cuore aperto con la madre del giovane amico scomparso, poi gli amici, con le chiavi sottratte di nascosto, si recano all’appartamento di Phil per far sparire tutto il porno che aveva. Nathan, a scuola, nello spogliatoio, fa una sega ad un compagno, Christian Hobbs, poi vede questi pestare un compagno di scuola più giovane e insultarlo con epiteti omofobi, mentre intenzionalmente guarda Nathan. La madre di Nathan gli chiede se è gay e lui nega, poi si rifugia a casa di Hazel, dicendo che a casa non torna. In camera di Vince, Nathan e Stuart fanno sesso. Quando scendono al piano di sotto, Vince coglie al volo che cos’è successo e, deluso e irritato, lascia di fretta la casa, con Stuart che gli corre dietro cercando di rabbonirlo.

Commento. Questa puntata segna il debutto di un personaggio di Cameron, che molto peso avrà nelle puntate successive e che qui fa solo una comparsata alla veglia funebre di Phil, di cui era il contabile. Tema forte della puntata è quello dell’età, dell’invecchiare e della morte, che astutamente non si vede al funerale, ma si coglie obliquamente, dalle frasi minime (Hazel, la signora Maloney, Bernie, Alexander).  Stuart è Stuart. Sta “morendo davanti a tutti” perché presto raggiungerà i 30, sogna per sé un funerale in cui tutti “singhiozzino come vitelli sgozzati”, parla di sesso e flirta durante l’intera cerimonia, ricicla per lavoro al telefono alla segretaria le sentite, distrutte parole della madre del defunto, si prefigura vecchio, ma identico. Ignora, sfida, sbeffeggia la morte. Altro grosso pilastro è il che cosa significhi essere gay: si affastellano in dialoghi fuggevolmente complessi, minimali, tangenziali, quelli che sono stereotipi e preoccupazioni e domande e prospettive e scelte comportamentali. Le storie di ordinaria angheria a scuola; il contegno contenuto e addolorato di Vince, raccoglie lo sfogo della madre di Phil: “con una donna sarebbe stato lo stesso?”; Bernie, alla fuga di casa di Nathan, commenta che “è solo cazzo”, non essere omosessuale; Stuart con Vince scherza sul fatto che Phil fra il porno aveva foto di ragazzini. Se a questo non crede nemmeno per un secondo, per un attimo crede alla burla che Phil conservava decine di sue foto. Questo, per i personaggi della versione americana, sarà vero. Magistrale, come sempre il lavoro di sguardi nella relazione Stuart-Vince.

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