sabato 26 febbraio 2011

THE A-TEAM: un finto scacciapensieri anni '80



FoxRetro manda in onda un vecchio classico degli anni ’80, l’A-Team, riproposto di recente anche n versione cinematografica. L’introduzione che si ripete agli inizi di ogni episodio spiega sinteticamente la premessa: “Nel 1972 gli uomini di un commando specializzato operante in Vietnam vennero ingiustamente condannati da un tribunale militare. Evasi da un carcere di massima sicurezza, si rifugiarono a Los Angeles vivendo in clandestinità. Sono tuttora ricercati, ma se avete un problema che nessuno può risolvere - e se riuscite a trovarli - forse potrete ingaggiare il famoso A-Team.” Si tratta di un gruppo di eroi un po’ sballati che la società rifiuta come tali: il colonnello “Hannibal” Smith (Gorge Peppard), la mente del gruppo, con un sigaro perennemente fra le labbra; “Sberla” (Dirk Benedict), il bel tenente; il capitano “Howling Mad” Murdock (Dwight Schultz), un po’ svitato e reduce di un ospedale psichiatrico; P.E., “Pessimo Elemento” (Mr. T), in originale BA, Bad Attitude, Brutto Atteggiamento, il sergente tutto muscoli. Accanto a loro Amy (Belina Culea), nelle prime stagioni, e contro di loro una serie di colonnelli che cercano di catturarli. Si tratta di piani ben ingegnati in cui i protagonisti aiutano a riparare i torti di qualche sventurato.

Ai suoi tempi è stata spesso considerata uno dei programmi più violenti che ci fossero. In effetti ci sono auto che fanno capriole e caseggiati che esplodono, elicotteri con voli rocamboleschi e mitra che non risparmiano pallottole. Si distrugge tutto e non si è davvero contenti se qualcosa non salta per aria con grande effetto coreografico. Nonostante questo non l’ho mai ritenuto veramente violento (come magari un Mike Hammer o un Hunter, per riprendere telefilm della stessa epoca). È una violenza un po’ alla cartone animato, fatta più per esibizione che altro. Nessuno si fa male in modo grave, ma in compenso i “cattivi” vengono puniti e assicurati alla giustizia. Il valore è sempre quello di riscattare gli oppressi, mai quello di provocare un danno ingiusto per il piacere di farlo. Se questo non giustifica la violenza nella vita reale, in questa serie non la rende minacciosa. E non si rischia di trivializzarla per il registro usato. Mai l’ho sentita negativa o pericolosa. Così come giocare agli autoscontri non rende più desiderosi di provocare veri incidenti d’auto a chi vi sale per un giro.

“The A-Team”, ideata da Frank Lupo e Stephen J. Cannell, non ha mai goduto di considerazione intellettuale, ma in un decennio in cui quasi tutti i protagonisti dei telefilm avevano nel proprio passato la guerra del Vitenam (uno per tutti Magnum P.I.), questa serie riesce anche con una certa disperata leggerezza a ricordarne le tragedie e a cantarne i tragici eroi attraverso strampalate figure vagamente farsesche. In fondo in fondo, dietro la formuletta, un finto scacciapensieri. 

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