sabato 12 febbraio 2011

FUORICLASSE: rivalità e piccole vendette



Fuoriclasse (Rai1, domenica, prima serata), la serie in 12 puntate (per sei serate) con Luciana Litizzetto del ruolo di un’insegnante di lettere del liceo, Isa Passamaglia, è partita con uno sprint. Già la prima scena, un incubo in cui si vede piccola piccola davanti a una cattedra che lei raggiunge appena stando in punta di piedi, è da manuale per come riesce a inquadrare in poche pennellate la situazione: è stata lasciata dal marito Riccardo Tramola (Neri Marcorè), un dentista, che è scappato alle Mauritius, ha un figlio che sta per cominciare le superiori e sta per riprendere l’anno scolastico. Lei insegna al liceo Caravaggio – nella realtà il liceo Cavour di Torino - , dove si è appena insediata una nuova preside, una suora (nella cui stanza si vede un’immagine di Camillo Benso, un cenno al luogo delle riprese), suor Clotilde (Mariella Valentini), e dove ci sono antiche rivalità, in particolare con il vicepreside Salvatone Lobascio (Ninni Bruschetta) con cui è un costante braccio di ferro. La recitazione da parte dell’intero cast è molto solida, ma la fiction, ideata da Domenico e Federico Starnone, ispirata ai libri del primo (Ex cattedra, Fuori registro, Sottobanco), con la regia di Riccardo Donna, non riesce a cogliere la realtà scolastica attuale come prometteva di fare. I docenti, che sono i protagonisti principali rispetto agli studenti, che solo dalla seconda puntata cominciano ad avere più peso, sono intrappolati in piccole vendette, rivalità e meschinità.

Certe scelte narrative poi lasciano perplessi. Uno studente un po’ teppista si avvicina con la catena del motorino all’insegnante, lasciando ben intendere che potrebbe usarla per picchiare, e un genitore presente nemmeno interviene a riprenderlo, chiedendosi solo poi se forse avrebbe dovuto farlo, e poi perché sbatte due libri su un bancone pensano di chiamare la polizia: scherziamo? Le attività extrascolastiche vengono decise sulla base delle adesioni degli studenti. La Passacaglia, per evitare che tutti vadano dai colleghi che propongono un approfondimento su Del Piero, invece di parlare della Costituzione, così come progettato, decide di passare (salvo poi cambiare idea) al tema della “sessualità femminile del ‘900 nella letteratura italiana” (nella letteratura italiana poi lo lascia cadere prima di rinunciare in toto al progetto). Se concordo che un tema del genere attirerebbe gli studenti per il titolo, è anche vero che almeno i docenti dovrebbero mostrare consapevolezza che la sessualità femminile non è certo un argomento meno meritevole o meno impegnativo da approfondire della Costituzione. Anzi. E che la preside, perché suora, farfugli il titolo con aria semi-scandalizzata è umorismo forzato che abbiamo visto già fin troppe volte e che non ci serve.

Simpatica idea lo stacco alla pubblicità con il suono della campanella.

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