mercoledì 2 febbraio 2011

MAGNUM P.I. e la rappresentazione della guerra del Vietnam



Un classico dei telefilm anni 80, Magnum P.I., dove PI sta per investigatore privato, ideato da Donald P. Bellisario e Glen A. Larson, durato 8 stagioni, è in replica su Mediaset Extra (ore  20.10). Thomas Sullivan Magnum (nel ruolo che ha dato la fama a Tom Selleck) è un affascinante e seducente ex ufficiale di marina che ora si dedica a fare l’investigatore privato, con l’aiuto di due vecchi amici, TC (Theodore Calvin), commilitone pilota di elicotteri, e Rick Wright (Larry Manetti), gestore di un night club nelle magnifiche Hawaii in cui è ambientata la serie. Magnum, che ha perso la moglie in guerra (o così crede - in seguito ricompare), vive nella dependance di un miliardario che non si fa mai vedere, Robin Masters (che nell’originale aveva la voce di Orson Welles), che gli lascia anche guidare una Ferrari rosso fiammante che diventa quasi un suo segno di riconoscimento. La tenuta del miliardario viene curata dal maggiordomo Higgins (John Hillerman), ex guardia reale inglese, che spesso e volentieri si scontra con Magnum.

I casi di investigazione sono abbastanza dimenticabili, quello che davvero distingue la serie è il tema portante e l’argomento trasversale: la guerra del Vietnam e le sue conseguenze. Non si risparmiano anche scene nei campi di prigionia. Come osservava Christopher Anderson in un saggio che risale già al 1985 “il Vietnam gioca un ruolo cruciale nei ricordi di Magnum. Inizialmente, la Guerra del Vietnam potrà essere sembrata una trovata d’attualità, una novità per distinguere la serie. Nel corso del tempo, tuttavia, è diventata una forza simbolica vitale, e forse la più complessa rappresentazione della Guerra del Vietnam nella cultura popolare”. Le memorie individuali sono collegate alla memoria sociale di eventi storici e in questo modo assumono una funzione simbolica in cui gli sforzi individuali di riconciliare passato e presente sono gli sforzi della società  di venire a patti e superare il proprio passato e farne tesoro nel presente. I ricordi individuali insomma stanno per la storia collettiva. Si va anche oltre tuttavia, sviluppando una “fascinazione proustiana per l’interazione fra memoria, storia e finzione”, rimanendo nel dubbio sulla possibilità di separarle. Nessuna singola espressione del passato rimane isolata o ha la precedenza, e in questo Magnum PI ha sviluppato “una complessa visione della comprensione umana”.

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