lunedì 29 agosto 2011

CALIFORNICATION: un Duchovny bello, dannato e un po' paperino


La serie programmaticamente vuole fare la gradassa e scandalizzare e non va per il sottile nel farlo. Anche se poi sorprendentemente a momenti ha un tono molto più dolce ed educato di quanto non ci si aspetti. Già nell’incipit di Californication (che dovrebbe partire a settmbre su Italia2) il protagonista entra in chiesa e butta la cicca della sigaretta nell’acquasantiera, e procede a farsi fare un pompino da una suora. Poi, Hank Moody (David Duchovny) si sveglia. Perché sarà anche blasfemo e senza freni, ma fino a un certo punto. È uno scrittore diventato famoso con un libro dal titolo “Dio ci odia tutti”, ora in crisi perché è mesi che non butta giù una riga. Si è trasferito in California dove, come è chiaro anche dal titolo, insieme al bere, fornicare è il suo passatempo preferito. Un personaggio alla Bukowski, è stato detto, ma con molta più tenerezza di quanto la premessa non lasci intendere.

David Duchovny è anni luce dal personaggio di X-Files che lo ha reso famoso. Con qualche chilo in più sembra più rilassato e in qualche modo ricorda un po’ John Ritter. Va a suo credito il fatto che riesca a rendere il personaggio amabile nonostante la premessa. Lo aiuta il fatto che cerchi di essere un buon padre per la figlia Becca (Madeleine Martin) e che sotto sotto sia ancora innamorato della madre di sua figlia, Karen (Natascha McElhome). Di loro ha nella memoria immagini di una famiglia che vorrebbe ricreare nonostante se stesso, ma non si tratta solo di questo. Duchovny è bello e dannato, ma anche un po’ paperino, e con questo riesce a riscattare il suo personaggio, che finisce spesso anche per mettersi nei pasticci, come finire a letto con Mia (Madeline Zima) non rendendosi conto che è minorenne – è stato sottolineato in partenza che si tratta del solo caso in cui questo sia avvenuto per un protagonista di una serie televisiva, almeno eterosessuale (in campo omosessuale c’è stato Brain Kinney di Queer As Folk) – che, tutt’altro che ingenua e sprovveduta, gli fa vedere i sorci verdi in più d’una occasione, finendo anche per rubargli un manoscritto.

La serie è un po’ forte, esplicita nel mostrare la nudità e la sessualità, anche se in fondo anche abbastanza poco rispetto ad altri programmi (in questo momento penso a True Blood), e comunque ci ride anche molto su, come accade con le disavventure con la segretaria Dani o con la moglie del suo agente letterario Charlie (Evan Handler) che prova a esplorare (in modo molto soft) la scena sadomasochista. A questo proposito devo dire che mi sono sentita un po’ come un genitore che si ritrova a fare i conti con la sessualità di una figlia all’improvviso già adulta, quando sei abituato a vederla ancora piccola, quando ho visto l’attrice Rachel Miner che ha il ruolo ricorrente di Dani. Era solo una bambina quando interpretava Michelle in Sentieri, e vederla qui nel ruolo della segretaria di Charlie, che lo seduce e si fa sculacciare piegata sulla scrivania di lui, mi ha un po’ disorientata.  Sono quattro, fin’ora, le stagioni di questo telefilm ideato da Tom Kapinos.

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