lunedì 30 gennaio 2012

SAG AWARDS: i vincitori

Sono stati consegnati ieri gli Screen Actors Guild Awards 2012, ovvero i premi dati dagli attori iscritti al sindacato che li rappresenta - ovvero tutti, perché diversamente non possono lavorare - ai propri pari.  Di seguito trovate la lista dei vincitori relativa alla sezione della televisione:
Miglior ensemble in un drama : Boardwalk Empire
Miglior ensemble in una comedy: Modern Family
Miglior attore in un drama: Steve Buscemi, Boardwalk Empire
Miglior attrice in un drama:  Jessica Lange, American Horror Story
Miglior attore in una comedy: Alec Baldwin, 30 Rock
Miglior attrice in una comedy: Betty White, Hot in Cleveland
Miglior attrice in un film per la TV o miniserie: Kate Winslet, Mildred Pierce
Miglior attore in un film per la TV o miniserie: Paul Giamatti, Too Big to Fail

Premio alla carriera (lifetime achievement):  Mary Tyler Moore


Per la completa lista dei vincitori, rispetto anche al cinema, si veda qui.

domenica 29 gennaio 2012

PLUSHENKO e KOSTNER vincono gli europei di pattinaggio di figura su ghiaccio


Ieri Evgeni Plushenko (per la settima volta) e Carolina Kostner hanno vinto, rispettivamente nella categoria maschile e femminile, il titolo europeo di pattinaggio artistico.  Sotto le loro esibizioni nel programma libero, da una televisione russa. 




giovedì 26 gennaio 2012

ALCATRAZ: sentenza sospesa


Alcatraz è, come è ben noto, l’isoletta di fronte a San Francisco nota come The Rock, nonché la famosa prigione da cui nessuno è mai evaso. “Il 21 marzo 1963 Alcatraz è stata ufficialmente chiusa. Tutti i prigionieri sono stati trasferiti fuori dall’isola. Solo, questo non è quello che è successo. Per nulla”. Così dice la sigla del nuovo telefilm Alcatraz – dal 16 gennaio su Fox negli USA e dal 30 gennaio su Fox in Italia – pompatissima produzione di J.J. Abrams (Felicity, Alias, Lost, Fringe, Person of Interest), qui pure autore del tema musicale, ideata da Elizabeth Sarnoff (Lost), Steven Lilien e Bryan Wynbrandt.
A pronunciare quella frase (nella mia traduzione), è l’agente federale Emerson Hauser (Sam Neill) che, spoiler, a quell’epoca era un secondino della prigione e ha visto che cosa è successo veramente: tutti i carcerati sono inspiegabilmente scomparsi. Ora ricompaiono, nemmeno invecchiati di un giorno, e pronti a saldare qualche vecchio conto e ad ammazzare a destra e a manca secondo un piano misterioso che Hauser ha intenzione di scoprire. Cerca perciò di catturarli e di riportarli in un Alcatraz dotato di tecnologie allo stato dell’arte costruito sotto la vecchia prigione. Nel farlo si avvale dell’aiuto primario di una poliziotta, Rebecca Madsen (Sarah Jones), cresciuta dopo la morte dei genitori dallo zio Ray (Robert Forster), ex-guardia di Alcatraz, e dal dottor Diego Soto (“coso”, Jorge  Garcia, Lost), proprietario di un negozio di fumetti di cui è un gran fan e autore di un libro sul carcere e la sua storia, su cui un grande esperto. Entrambi devono lavorare sotto segretezza. Hauser si avvale anche di un tecnico di laboratorio, Lucy Banerjee (Parminder Nagra), che ci riserva presto un colpo di scena (1.02).
La trama si muove su due binari, il presente con il ritorno di questi prigionieri e le loro azioni criminali e il tentativo dei “nostri eroi” di catturarli, e il passato, con  flashback alla Lost al 1963 e al 1960 (per ora) in cui vengono ricostruite le loro vicende, prevalentemente all’interno della prigione e con il direttore Edwin James (Jonny Coyne) e la guardia EB Tiller (Jason Butler Harner). I passaggi di tempo vengono “annunciati” dal rapido, quasi sfocato, movimento delle sbarre che vengono fatte scorrere come a chiudersi. Di Lost si sentono anche gli echi nella musica (non per niente fra i compositori c’è Michael Giacchino) e nell’attenzione ai numeri. Nel pilot il primo carcerato a ricomparire è Jack Sylvane (Jeffrey Pierce) – prigioniero numero 2024: ad un certo punto infila una chiave in un armadietto e la telecamera è ben attenta a farci notare che c’è stampigliato sopra un numero otto, ad esempio.
Per il resto, per ovvie ragioni la mente corre alle fiction carcerarie (Prison Break, Oz) e a me ha rimandato echi di Persone Sconosciute - Persons Unknown con qualche sfumatura de Il Prigioniero, anche se quello che la serie ricorda in maniera più diretta è Fringe. Alla stessa maniera infatti ha un “caso della settimana” autoconclusivo, e una mitologia di tipo cervellotico-fantascientifico che si costruisce sull’arco, il primo destinato ad attrarre il più ampio pubblico possibile, il secondo destinato ai fan accaniti. Purtroppo almeno al debutto mostra anche le stesse debolezze di Fringe, che per una buona metà della prima stagione è sembrato una cretinata, salvo poi acquisire una sua brillante e coinvolgente identità in seguito, quando si è concentrato sulla storia continuata.  Qui è lo stesso, e il giudizio rimane un po’ sospeso, anche perché non aiutano situazioni un po’ trite, personaggi piatti e dialogo non certo memorabile. La critica nella media è stata tiepida, con anche qualche feroce stroncatura – una per tutti quella di Marco Goi su Pensieri Cannibali – ma, forse per le basse aspettative nonostante la forte promozione, il debutto non mi è dispiaciuto. Come per Fringe, penso serva più tempo per vedere come sviluppa il potenziale che decisamente c’è.
Sotto, un promo.

martedì 24 gennaio 2012

SENTIERI a rischio di cancellazione su Rete4



Per ora si tratta solo di una voce, ma una di quelle che potrebbero presto essere confermate: Rete4 avrebbe intenzione di cancellare la messa in onda di Sentieri, perché l’acquisto sarebbe diventato troppo oneroso. E i fan stanno insorgendo e un blog dedicato alla storica soap opera, lo Springfield Journal Blog, ha lanciato una specie di campagna, con tanto di spot caricati su YouTube (uno anche con la voce di Lella Costa, doppiatrice del personaggio di Reva, sotto), invitando i fan a scrivere alla rete televisiva per continuare la messa in onda fino all’ultima puntata.

Guiding Light negli Stati Uniti ha chiuso i battenti nel 2009 il che significa che c’è una fine e per l’Italia sarebbe fra circa 700 puntate. Essendo che va in onda da una trentina d’anni, avendo debuttato su Canale5 in quella che allora era la Fininvest, sembra un vero tradimento degli spettatori non mandare in onda le puntate fino in ultimo quando ne mancano in fondo ancora così poche. GL, come è sinteticamente chiamata, non è mai stata trattata troppo bene, negli anni. Le puntate a volte erano di pochi minuti, a volte di più di un’ora, presentate in modo davvero disfunzionale. Una caratteristica del genere è finire con un colpo di scena sospeso che viene ripreso all’inizio della puntata successiva (alla Omero-maniera). Talvolta dopo la fine si attaccava l’inizio della puntata successiva per poi troncare lì, con il risultato di avere in pratica due scene doppione appiccicate e riprendere senza un vero collegamento poi: osceno. Cancellarla dal palinsesto sarebbe un’ennesima mancanza di rispetto per il pubblico. Se siete contrari alla cancellazione, scrivete a Rete4 per dirlo.

lunedì 23 gennaio 2012

MY NAME IS EARL: quando fare ammenda è divertente


Italia 2 (ore 16.55) ripropone la sit-com del 2005 My name is Earl chiusasi nel 2009 dopo 4 stagioni. Per quello che ho visto, questa sit-com è divertente e tenera insieme. La premessa  la spiega a voce la sigla ad ogni nuova puntata: “Avete presente quel tipo di soggetto che fa una bastardata dopo l’altra e ad un certo punto si meraviglia che la sua vita fa schifo? Bene, quello ero io. Ogni volta che mi capitava qualcosa di buono, qualcosa di cattivo era in agguato dietro l’angolo. È il karma. Ecco perché ho deciso di cambiare. Ho fatto una lista di tutte le mie cattive azioni e da allora cerco di rimediare agli errori che ho commesso. Mi sto solo sforzando di essere una persona migliore. Il mio nome? Earl!”.

Ecco che il nostro Earl, ladruncolo fannullone interpretato da Jason Lee, è alle prese con la sua lista: ho rubato una caramella, ho finto di essere morto per mollare una ragazza, ho avvelenato col fumo passivo, ho fatto pipì sull’auto della polizia… Fare ammenda è più complicato e divertente di quanto non ci si possa immaginare, e anche inaspettatamente dolce. Ad aiutarlo e a mettergli i bastoni fra le ruote c’è una manica di “sfigati” un po’ tonti: il fratello Randy (Ethan Suplee), la sua ex Joy (Jaime Pressly), la cameriera Catalina (Nadine Velazquez), e “Gamberone” (Eddie Steeples), gestore di un locale.

Far ridere pare sia diventato sempre più difficile e già My name is Earl si merita una menzione per aver schiodato il genere dalle ambientazioni medio-borghesi da cui ultimamente non lascia la presa. Earl sarà anche un sempliciotto, ma di certo non lo si potrà dire dell’ideatore Greg Garcia (Aiutami Hope!) e del suo umorismo.

venerdì 20 gennaio 2012

HOUSE OF LIES: consulenti manageriali dai metodi discutibili


Nulla è immorale se ti fa ottenere ciò che vuoi: sembra questa la cinica logica che muove i personaggi di House of Lies (Dimora di menzogne), la nuova serie di Showtime basata sul libro House of Lies: How Management Consultants Steal your Watch and then Tell you the Time (Dimora di Menzogne: Come i Consulenti Manageriali ti Rubani l’Orologio e poi ti Dicono l’Ora), di Martin Kihn, più realistico di quanto non si sia disposti ad ammettere, come afferma candidamente l’autore in un’intervista. Protagonista è Marty Kaan (Don Cheadle), che dirige una squadra di consulenti manageriali dai metodi discutibili di cui fanno parte Jeannie (Kristen Bell, Veronica Mars), Clyde (Ben Schwartz, Parks and Recreation) e Doug (Josh Lawson). Nel pilot architettano una strategia per far sembrare un vero benefattore a contatto con le sofferenze della gente il capo di un’impresa senza scrupoli che ha mandato sul lastrico e ridotto a senzatetto più di qualcuno. Il lavoro del team è stato a rischio perché uno dei dirigenti ha scoperto che la moglie aveva avuto molta più soddisfazione da una sveltina in bagno con una spogliarellista - che Marty aveva trovato in uno strip club e che faceva passare per la sua consorte - che con lui.  A dispetto di tutto però ce la fanno.

La prima volta che incontriamo Marty è sul letto completamente nudo accanto a una donna che poi scopriremo essere la sua ex Monica Talbot (Dawn Olivieri), una collega, pure completamente nuda, e in una vaga posizione 69. Lei è svenuta e nemmeno una secchiata d’acqua riesce a svegliarla, per cui lui la riveste in fretta e furia per non farsi beccare dal figlio Roscoe (Donis Leonard jr), un bimbo che si veste con abiti femminili e nel musical della scuola aspira alla parte di Sandy in Grease: è alla ricerca di una attenzione positiva, commenta al figlio il nonno (Glynn Turman) del piccolo, uno strizzacervelli in pensione. House of Lies, in puro stile Showtime e un gusto licenzioso alla Californication o Shameless anche, non va tanto per il sottile e usa tinte forti (la secchiata d’acqua ad esempio a me ha un po’ disturbato, forse perché non ero avvezza al tono del programma) e temi anche controversi. Il travestitismo infantile non è la prima volta che viene affrontato in TV (si pensi di recente a The Riches, o alla sensibilizzazione che si fa in proposito in programmi come Today), ma non è nemmeno l’argomento più gettonato e assodato del mondo.

Stilisticamente è interessante, perché utilizza come suo segno distintivo il fermo immagine che ghiaccia in un fotogramma i personaggi e che consente degli a latere di Marty che rompe la quarta dimensione rivolgendosi allo spettatore. Nella presentazione iniziale all’azienda che li ha assunti, ad esempio, si ferma a illustrarci con dei cartelli le tecniche che sta per usare (lusingare il cliente, chiedere a loro che cosa pensano, usare un gergo indecifrabile) prima di riprendere con la scena, e il normale flusso di immagini. Cogliere il tono, in bilico fra serio e faceto, è l’aspetto più difficile per un dramedy che un po’ come in Dirt, ideato come questa serie da Matthew Carnahan, non si fa problemi a mostrare il marcio e le bassezze impiegate in certi ambienti di lavoro, anzi li abbraccia con gusto e ne fa il proprio fulcro. Non posso dire di essere rimasta folgorata, ma i nomi dei coinvolti (fra le guest star anche Richard Schiff di The West Wing e Greg Germann di Ally McBeal, ad esempio) mi convincono a dare fiducia alla serie che spero riesca a mostrare un po’ di umanità dentro al suo  sardonico involucro.

giovedì 19 gennaio 2012

UNA VITA DA VIVERE: R.I.P.


Lo scorso venerdì 13, 2012, la soap One Life To Live (OLTL) – Una vita da vivere ha chiuso definitivamente i battenti sulla ABC, dove aveva debuttato il 15 luglio 1968. Già quando ho scritto sull’annuncio della cancellazione, lo scorso aprile, attraverso le parole del comunicato stampa ci si è potuti rendere conto della portata della perdita. La soap è stata ideata dalla pioniera del genere Agnes Nixon che, per l’occasione, ha fatto un piccolo cameo comparendo nella penultima puntata (giovedì 12), nel ruolo di Agnes Dixon, ideatrice di una soap nella soap, Fraternity Row, a cui dà l’addio in occasione della sua fine – la quintessenza del metatesto. Sniff. 

Nella puntata finale Bo (Robert S. Woods) e Nora (Hillary B. Smith) diventano nonni, Vicki (Erika Slezak) e Clint (Jerry VerDorn) scoprono che Jessica (Bree Williamson) è la figlia biologica di Clint, Todd (Roger Howarth) dice a Blair (Cassie DePaiva) che la ama e fanno l’amore, ma il loro incontro romantico è interrotto da John McBain (Michael Easton) che arresta Todd per l’assassinio di Victor Lord jr (Trevor St. John). Solo che… colpo di scena… Victor è vivo e prigioniero di Allison Perkins (Barbara Garrick). Sotto vedete questo momento: l’ultimo minuto dopo 44 anni di messa in onda e più di 11.000 puntate all’attivo.

È stato di recente annunciato che per i popolarissimi Todd e Blair non sarà la fine: entrambi i personaggi (e attori) entreranno a far parte di General Hospital e con loro anche John e Starr (Kristen Alderson).

Addio Llanview.  


mercoledì 18 gennaio 2012

Basta con la dicitura "DONNE E BAMBINI": è degradante




Ieri sera, nell’edizione delle 20.00 del TG5 (su Canale5, ovviamente), è andata in onda la registrazione di una telefonata fra il comandante della capitaneria di porto di Livorno De Falco e il comandante della Costa Concordia Schettino. Il primo ordinava al secondo di tornare sulla nave e comunque di mobilitarsi per assicurarsi quale fosse la situazione e che tutti i passeggeri fossero in salvo, senza venir meno alle proprie responsabilità. Non c’è dubbio che qui il “buono della situazione” in questa telefonata sia il comandante della capitaneria di porto. Sopra c’è il video con la telefonata (anche se il video non è quello del TG5, la telefonata è la stessa).

Ad un certo punto (intorno a un minuto e quindici nel filmato) il comandante della capitaneria di porto dice a Schettino che c’è gente che sta scendendo e quello che gli comanda è: “sale sulla nave e mi dice quante persone e che cosa hanno a bordo. Chiaro? Mi dice se ci sono bambini, donne, o persone bisognose di assistenza. E me ne dice il numero di ciascuna di queste categorie”. Che pugnalata, che tristezza, che rabbia. Le donne inserite insieme ai bambini e alle persone bisognose di assistenza. Che schifezza. Come mi sono sentita insultata. Dico “Bambini, uomini o persone bisognose di assistenza” io? Non direi proprio.

Forse l’espressione fa parte del codice marinaro? Forse, non lo so. Così anche fosse, sarebbe ora anche passata che venisse cambiato. E in ogni caso è una cosa che sento ancora e ancora in questo genere di situazioni: giornalisti e persone varie ripetono la nenia di “donne e bambini”. Un conto è il caso in cui dicono “donne incinte”, perché evidentemente si tratta di persone in una situazione delicata e di vulnerabilità, ma diversamente non è una formulazione che ha ragione di esistere, ma solo il retaggio di maschilismo e paternalismo. Davvero, se non mi macchiassi della stessa orribile violenza verbale userei “uomini e bambini” per far capire quanto degradante è. Sentirlo così di frequente mi fa venire da piangere, anche per l’impotenza con cui si è costretti a sopportare che venga perpetuata una simile visione discriminatoria. In quanto obliqua e sottile è anche più pericolosa. E sentirlo da “un buono” mi dispiace di più.  Le parole hanno un peso. Le parole sono azioni, come bene dimostra questa situazione. 

martedì 17 gennaio 2012

Il GOVERNO non si elegge, mai: è nella Costituzione


Alla giurista che è in me viene l’orticaria tutte le volte – tante, troppe – che sento frasi del tipo “questo governo non è eletto dal popolo”, e se non pensassi che è solo una strumentalizzazione tendenziosa costringerei tutti i giornalisti e i politici che la pronunciano a frequentare un corso di base di diritto. Hai voglia gli insegnanti a rimarcare che dire che l’Esecutivo è eletto è un errore grave. Piaccia o non piaccia il governo, in Italia, non viene eletto, mai, sicuramente non dal popolo, ma nemmeno dai rappresentanti del popolo che costituiscono le camere. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio che se accetta l’incarico si presenta poi al Legislativo con la sua squadra per la fiducia. Il parlamento può darla o no, e se alle forze politiche non piace il governo al potere non fanno altro che togliere la fiducia e farlo così cadere. Questo non è un fine ragionamento giurisprudenziale, è l’ABC sulle istituzioni dello Stato. 

lunedì 16 gennaio 2012

GOLDEN GLOBES 2012: il monologo di Gervais



Ricky Gervais ha aperto i Golden Globes dicendo “dove ero rimasto?”, viste le polemiche che hanno accompagnato la sua conduzione lo scorso hanno, ma che gli anno meritato il bis in quest’edizione. Il suo stile abrasivo e la voglia di pestar qualche piede si è vista anche in quest’occasione. Sopra c’è il monologo introduttivo. TV Blog ha fatto anche una traduzione sintetica delle battute più riuscite

GOLDEN GLOBES 2012: i vincitori



Sono stati consegnati ieri sera di prestigiosi Golden Globes, di cui a dicembre vi avevamo annunciato le nomination. Ecco di seguito i vincitori:

Miglior drama 

"Homeland"

Miglior comedy 

"Modern Family"

Miglior attrice - drama 

Claire Danes, "Homeland"


Miglior attore - drama 

 Kelsey Grammer, "Boss"

 Miglior attrice - comedy 

Laura Dern, "Enlightened"

Meglior attore - comedy

Matt LeBlanc, "Episodes"

Miglior miniserie/film

"Downton Abbey"


Miglior attrice - miniserie/film

Kate Winslet, "Mildred Pierce"

Miglior attore - miniserie/film

 Idris Elba, "Luther"

Miglior attrice non protagonista - serie, miniserie or film per la TV

Jessica Lange, "American Horror Story"

Miglior attore non protagonista - serie, miniserie or film per la TV

Peter Dinklage, "Game of Thrones"

La cerimonia, presentata da Ricky Gervais, ha premiato anche il cinema (The Descendants, The Artist. Gorge Clooney, Meryl Streep, Jean Dujardin, Martin Scorsese, Woody Allen, Octavia Spencer, Michelle Williams, A Separation, The Adventures of Tintin, “Masterpiece”, Ludovic Bource, Christopher Plummer). Qui trovate la lista in dettaglio.

Devo dire che sono molto soddisfatta dei risultati televisivi.  Con la categoria miglior attore sarei stata soddisfatta con chiunque avesse vinto, ma dopo aver visto le ultime due puntate di Boss non ho avuto dubbi che il vincitore sarebbe stato Grammer. Come miglior attore per musical o commedia ero molto indecisa fra Johnny Galeki e Matt LeBlanc, ma quest’ultimo ai tempi di Friends è stato un po’ trascurato ed in Episodes è stato magnifico, per cui alla fine penso sia stata la scelta migliore, e Galeki avrà tempo di rifarsi. La mia impressione è sempre che i Globi d’oro premino i più famosi (non si corrono grandi rischi) e, in TV, se qualcuno ha connessioni con il cinema è favorito. Quest’anno è la situazione, ad esempio, di Laura Dern o Jessica Lange, tanto per citare un paio di esempi. In ogni caso, se sono meritati, come nei due casi appena citati, ben vengano.

venerdì 13 gennaio 2012

UN LIBRO SI SUICIDA ogni volta che...


Entertainment Weekly (Oct 7, 2011) ha segnalato questa immagine come una che ha colpito il bersaglio. La condivido perché è davvero spassosa, e applicabile a molti programmi televisivi, volendo.
Dice:
un libro si suicida
ogni volta che guardi Jersey Shore.