domenica 3 aprile 2011

JONATHAN FRANZEN si dà alla televisione



Un articolo de Il Sole 24 Ore, che porta la firma di Gianluigi Ricuperati, riferisce una notizia che mi riempie di gioia: il venerato romanziere americano Jonathan Franzen (Le Correzioni, Libertà) sta lavorando a un progetto televisivo, una serie di quattro stagioni basata su Le Correzioni. L’autore, che cita fra i cuoi programmi TV preferiti, The Wire e Breaking Bad, sarà anche produttore esecutivo.

Sotto una citazione, tratta dall’articolo:


Non credo che le serie tv abbiano ovviamente preso il posto del romanzo, le ritengo piuttosto un sottogenere della forma-romanzo, ecco. Quello che stanno rimpiazzando è il bisogno che veniva soddisfatto da un certo tipo di realismo da Diciannovesimo secolo. Quando leggi Dickens ottieni gli stessi effetti narrativi che ti danno le serie televisive, ma senza quel gioco di cambi di prospettiva e di giochi verbali sull'interiorità che solo il romanzo moderno può generare. Se si traduce l'esperienza – Dickens nell'esperienza di fruizione delle serie-tv –, si perde poco. Non faranno mai una serie da Proust, perché si tratta di qualcosa di puramente letterario.
Potrà puntare su un aspetto dell'opera di Proust, non so, quello sociale, per esempio, ma perderebbe tutti gli altri, che sono con ogni evidenza centrali. Il problema è proprio nel portare in televisione l'esperienza romanzesca del tempo, che si avvale di mezzi intraducibili. Ecco, il modo in cui un romanzo moderno fa scivolare i punti di vista di una narrazione è assolutamente non-riproducibile in una serie. Ciò che accade con naturalezza in un solo paragrafo, in un romanzo, richiederebbe sforzi enormi in un racconto tv. Le serie hanno principalmente un mezzo per convogliare il mondo interiore dei personaggi: le espressioni facciali. Ed è così poco, se lo compariamo con la ricchezza di possibilità che esiste nella costruzione retorica romanzesca.

Non credo di concordare sul fatto che le serie TV abbiano come mezzo per convogliare il mondo interiore dei personaggi principalmente le espressioni facciali, ma sono elettrizzata all’idea che Franzen possa scoprire altre dimensioni della scrittura che si traducono sullo schermo e già non vedo l’ora di sapere che scoperte fa in questa sua esperienza, sulla narrazione e sul medium televisivo.

Mi ha sorpreso leggere che la trasposizione televisiva del libro che ha vinto il National Book Award nel 2001 sarà porzionata in quattro anni. Ne posso immaginare una possibile divisione: un anno per i genitori e un anno per ciascuno dei tre figli. Ammetto però che sono curiosa di vedere se sarà così o che taglio daranno. Mi sarei aspettata più comunemente una miniserie, come è accaduto per Empire Falls (HBO), tratto dall’omonimo romanzo di Richard Russo pubblicato in italiano con il titolo de Il declino dell’impero Whiting, per The Crimson Petal and the White (BBC) ovvero Il petalo cremisi e il bianco di Michel Faber, o per Cloudstreet (Showcase) dal classico romanzo di Tim Winton.

Sono anche curiosa di capire il tipo di sensibilità che avrà la serie. La lettura del più recente Libertà non mi ha fatto pensare specificatamente a nessuna serie TV, ma quando ho letto Le Correzioni, pur essendo il libro qualitativamente su un altro piano, ricordo specificatamente che non riuscivo a non collegarlo a Judging AmyGiudice Amy. In particolare, il personaggio di Chip nel libro lo associavo a Vincent Grey (interpretato da Dan Frutterman), e quello di Gary al personaggio di Peter Gray (interpretato da Marcus Giamatti).

Nessun commento:

Posta un commento