martedì 25 ottobre 2011

MA COME TI VESTI?! Per manichini, non persone


Forse sarei io stessa ad abbisognare dell’intervento di Enzo Miccio e Carla Gozzi, di Ma come ti vesti?! (Real Time, mercoledì, ore 21.10), eppure mai mi rivolgerei a loro perché, sebbene mi paiano competenti, trovo che facciano un cattivo lavoro, omogeneizzando e depersonalizzando quelli che si rivolgono alla loro professionalità, imponendo il proprio gusto su quello degli altri, invece di indirizzare le persone a scoprirne uno proprio. I casi senza speranza della moda vengono osservati nel loro look quotidiano, spesso decisamente terrificante. I due stylist affettano un anche divertente, e immagino in parte genuino, orrore per gli errori-orrori di vestiario che vedono. Fatto questo, attaccano capo per capo il guardaroba della persona che vogliono trasformare, dividendolo in tre cesti: uno nero con quello che si butta, che finisce per riempirsi parecchio; uno rosa, con ciò che si può tenere, spesso ben poco, ma che va reinventato; e uno oro con quello che può essere riciclato.
Poi propongono dei look alternativi e qui dimostrano che son bravi a essere spietati, son bravi nella pars destruens, ma molto meno in quella construens, dove danno sì buoni suggerimenti (ad esempio a una ragazza in una puntata che ho visto recentemente dicevano che aveva un bel corpo e che non doveva nasconderlo, ma imparare a valorizzarlo), ma poi non ascoltano e non costruiscono le proprie proposte sui gusti della persona, ma la etichettano come “senza gusto”. Quando una si è lamentata che i modelli che le proponevano non le piacevano Enzo ha rimarcato: “non abbiamo chiesto se ti piaceva!”. Urrà per l’interessata che ha avuto il coraggio di esprimere la propria opinione. La frase però è emblematica di quello che fanno, che è vestire manichini e non persone. Certo, ad affinare il gusto ci vuole competenza, che spesso le persone che si rivolgono a loro non hanno, ma ci vuole anche personalità. Non c’è niente di più triste invece del loro atteggiamento, che vuole dire spingere a non pensare e a bersi qualunque cosa acriticamente solo perché qualcun altro decide che è bello, vuole dire essere pecoroni e significa anche scarsità di fantasia da parte loro che sono incapaci di cogliere la prospettiva di qualcun altro. Penso dovrebbero potersi conciliare moda ed estetica al gusto personale. Qui non succede.
La trasmissione dà un budget di 1500 euro, da spendere. Non voglio dire che spendere quella cifra per soli tre look significhi essere aiutato nel buon gusto. Ovviamente è irrilevante, ma è anche vero che nella vita quotidiana molte persone non possono certo affidarsi a simili cifre per pochissimi capi e in parte conta anche quello. Nel loro atteggiarsi a fashion police dovrebbero tenere anche conto del portafoglio delle persone, per lo meno nei loro giudizi così trancianti, e del fatto che non tutti aspirano ad essere delle o dei fashionista. Le mise che alla fine mettono insieme potranno anche rivaleggiare con quelle di Vogue, forse, ma mi sembrano tanto piatte e stereotipate. Qui l’arbiter elegatiae dei programmi TV sono io, e a seguire il loro esempio, butto il programma nel cesto dei programmi da non rivedere.

2 commenti:

  1. Oh, madre, tanto per farsi due risate su Real time ci sta, ma vestire dei manichini?!
    .-.

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  2. Le persone non mi pare le tengano molto in considerazione, tutto lì.

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