domenica 4 maggio 2014

SALEM: privo di gusto e di magia

 
Salem, la prima serie narrativa originale di WGN America, ideata da  Brannan Braga (Enterprise, Terra Nova) e Adam Simon,  ha qualche elemento visuale originale e qualche guizzo creativo qui e lì, ma rimane piatta e indecisa su che cosa vuole essere: un fantasy dove le streghe esistono e si dedicano a oscuri rituali,  nascondendosi fra la popolazione comune o una critica di un periodo storico che scaricava nella caccia alle streghe il proprio panico morale, la propria misoginia e le proprie fobie e isteria.
Siamo nel 1685 nella nota cittadina del titolo: Isaac Walton (Iddo Goldberg) è messo alla gogna, frustato e marchiato con la “F” di fornicatore sulla fronte per aver guardato una donna nuda e averla baciata, mentre George Bibley (Michael Mulheren) tuona contro i peccati suoi e della ragazza. Fra il pubblico c’è Mary Sibley (Janet Montgomery), una potente strega che, all’insaputa di tutti, è incinta di John Alden (Shane West). Lui parte per la guerra e lei chiede alla sua fidata Tituba, (Ashley Madekwe, Revenge), di praticarle una sorta di aborto di magia nera. Flash forward a sette anni dopo: Mary, è sposata con George, ridotto su una sedia a rotelle, e John, che lei credeva fosse morto in guerra, torna, in una città puritana dove il predicatore Cotton Mather (Seth Gabel), tutto Bibbia di giorno e prostitute di notte, giuda la caccia alle streghe. Il politico più prominente in città è però un progressista, il magistrato Hale (Xander Berkeley), che vuole un equo trattamento delle streghe, e sua figlia Anne (Tamzin Merchant) è attratta da John.
Molte scene apparentemente non hanno senso, la scrittura e faticosa e anche la recitazione ne risente. Forse ha il potenziale per diventare un piacere colpevole, ma dal pilot, il risultato alla fine è trash, privo di gusto e di magia.

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